Gimbe vede segni di rallentamento del contagio ma avverte...
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Gimbe vede segni di rallentamento del contagio ma avverte...

La fondazione che monitora il contagio da Covid nel nostro Paese avvisa che non si è ancora raggiunto il picco e che il contagio corre a diverse velocità tra le regioni

Nino Cartabellotta
Nino Cartabellotta
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22 Marzo 2021 - 10.25


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La Fondazione Gimbe guidata da Nino Cartabellotta nel suo report sulla situazione pandemica in Italia, mostra la curva del contagio nella scorsa settimana che sembra rallentare rispetto alla corsa intrapresa da febbraio.
Nonostante questo però la situazione resta altamente critica dato l’elevato numero di contagi e ricoveri ospedalieri, infatti Gimbe avvisa che “siamo ancora in piena terza ondata”
Nino Cartabellotta afferma: “Il virus sta circolando in maniera ancora importante nel nostro Paese”
“Bisogna avere pazienza e prudenza. Come abbiamo visto con la Sardegna, passata da bianco ad arancione, si tratta di un equilibrio molto fragile, perché il virus sta circolando in maniera ancora importante nel nostro Paese. Si vedono segnali di rallentamento, che non vuol dire che abbiamo scavallato il picco, ma che la curva cresce meno velocemente e i numeri iniziano a ridursi in particolare nelle Regioni dove le restrizioni sono partite per prime. I numeri ci stanno dicendo che siamo ancora nel pieno della terza ondata”. 
“L’elemento principale di questa terza ondata è che partivamo da numeri già alti, soprattutto sul fronte ospedaliero. Quando si parte da un livello di contagio molto alto e da un livello di saturazione ospedaliero intermedio, si fa presto a saturare i posti. La vaccinazione dei più fragili faciliterebbe la situazione”.

“Siamo lontani mille miglia dall’obiettivo europeo per cui entro il 31 marzo bisognava vaccinare l’80% degli over 80. Alla fine ogni Regione ha dato priorità diverse rispetto al piano vaccinale. Oggi abbiamo il 4,1% della popolazione che ha fatto le due dosi, ma ci sono differenze importanti su base regionale”.
Aggiunge il presidente della Fondazione Gimbe: “Alcune Regioni non hanno un’anagrafe vaccinale, hanno personale sanitario rispetto ad altre, le differenze sono legate a tutte queste variabili. È impossibile al momento definire un quadro sistematico. Quello che è certo, come ha detto anche Draghi, è che le Regioni vanno in ordine sparso”.

Continua: “Noi abbiamo avuto un primo piano presentato a metà dicembre dal ministro Speranza dove nel primo trimestre del 2021 erano previste 28 milioni di dosi, che ora si sono ridotte a 15 milioni e 700 mila, quindi sono state quasi dimezzate. Di questi 15 milioni e 700mila, mancano all’appello circa 6 milioni di dosi. Quindi il primo vero grosso problema è che i vaccini arrivati sono pochi. Nella prima versione del piano le categorie con priorità erano gli operatori sanitari, ospiti e personale rsa e poi gli over 80. Siccome si attendevano più vaccini, oltre agli operatori sanitari è stato vaccinato tutto il personale che ruota intorno agli ospedali. Alla fine sono rimasti indietro gli over 80, la fascia di età che ha pagato il prezzo più caro nella pandemia ed era la prima che bisognava proteggere”. 

Quanto al caso Astra Zeneca, con il governo che la scorsa settimana ha deciso lo stop delle vaccinazioni con questo siero in attesa del parare definitivo dell’Ema, Cartabellotta ha detto: “La mia impressione, guardando i numeri, è che la campagna vaccinale con AstraZeneca sia ripresa con gli stessi ritmi precedenti al blocco. Poi è chiaro che specifiche diffidenze indotte da questo pasticcio molto politico e meno scientifico in questo momento sui numeri non si vedono”.

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