L'avvertimento dei magistrati: "Vaccinateci subito o rallenteremo le udienze"

Dopo l'esclusione dalle categorie prioritarie per il vaccino, il sindacato dei giudici esorta gli uffici a diminuire il ritmo del lavoro nei tribunali

Toghe magistrati
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29 Marzo 2021 - 09.03


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Senza accorgersi che probabilmente esistono categorie molto più bisognose del vaccino, i magistrati richiedono a gran voce di essere ascoltati per rientrare nei lavoratori più a rischio : non si capisce se possa essere una minaccia o un ricatto.

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L’Anm avverte: rallenteremo l’attività dei tribunali.

E’ quanto si legge in una nota della giunta esecutiva dell’Associazione nazionale magistrati.

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“L’Anm invita i dirigenti degli uffici giudiziari, con la sollecitudine che la gravità del momento richiede, ad adottare, a tutela della salute, energiche misure organizzative al fine di rallentare immediatamente tutte le attività dei rispettivi uffici”.

Parola d’ordine rallentare – Una vera e propria esortazione a lavorare meno perché la categoria dei magistrati non è tra quelle prioritarie nelle vaccinazioni. La nota continua invitando a non escludere, “nei casi più estremi, anche la sospensione dell’attività giudiziaria non urgente”.

Nuovo Piano vaccinale – A scatenare la rivolta delle toghe è, dice ancora il documento, il fatto che “il nuovo Piano strategico vaccinale, modificando le linee guida approvate dal Parlamento nel dicembre 2020, non prevede più, tra i gruppi target di popolazione cui offrire il vaccino in via prioritaria, i lavoratori del comparto giustizia”.

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Minore priorità alla giustizia” – Secondo il sindacato della categoria “il governo considera dunque il servizio giustizia con carattere di minore priorità rispetto ad altri servizi essenziali già sottoposti a vaccinazione, tanto da non ritenere doveroso rafforzare le condizioni che ne consentano la prosecuzione senza l’esposizione a pericolo per gli operatori”.

“Antitesi con obiettivi espressi dall’Ue e dal ministro Cartabia” – La giunta esecutiva dell’Anm osserva che “tale decisione, oltre a destare disagio e sconcerto per la totale sottovalutazione dell’essenziale e improcrastinabile servizio giustizia, appare in assoluta antitesi con gli obiettivi di riduzione dei tempi dei processi imposti dall’Unione europea e richiamati dalla ministra Cartabia nelle linee programmatiche esposte recentemente al Parlamento”.

Ed ecco la conclusione: “Questo perché l’esclusione del comparto giustizia dalla programmazione vaccinale, specie in un momento di grave recrudescenza dell’emergenza pandemica, imporrà fin da subito il sensibile rallentamento di tutte le attività giudiziarie che devono necessariamente essere svolte in presenza, donde l’inevitabile allungamento dei tempi di definizione dei processi”.

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