Non bastavano gli isterismi dovuti a rarissimi casi di trombosi che stanno rallentando il piano vaccinale e la fine dell’incubo del Covid: ora, a complicare il quadro, ci si mette anche ProVita e Famiglia, associazione ultracattolica già nota per il suo marketing aggressivo e offensivo (sono gli stessi che, per ‘sensibilizzare’ sul tema dell’aborto, al Congresso della Famiglia di Verona hanno distribuito portachiavi a forta di feto umano), che ha rilasciato un comunicato infarcito di fake news.
“I vaccini contro il Covid-19 attualmente in distribuzione nell’Unione Europea sono sviluppati, prodotti e/o testati con linee cellulari che provengono da un bambino abortito, anche se diversi anni addietro. A prescindere dalla questione sulla liceità, in determinate circostanze, della somministrazione e dell’uso di vaccini (anche anti-Covid-19) collegati a “materiale biologico” derivante da feti abortiti, è necessario condannare fermamente un sistema che sfrutta tali linee cellulari nella ricerca, produzione o sperimentazione. Inoltre, l’uso di queste linee cellulari rischia, almeno nel lungo periodo, di incentivare ulteriori aborti o il ricorso a nuove cellule di feti abortiti, e costituisce uno scandalo in quanto tende a normalizzare l’idea che l’embrione umano sia un oggetto sacrificabile e disponibile. È inaccettabile che quasi nessuno lo denunci: per questo abbiamo lanciato una petizione alle autorità sanitarie”, ha dichiarato Toni Brandi, presidente di Pro Vita e Famiglia onlus.
Come spiega in un post su Instagram il giornalista Simone Alliva, “Tralasciando il senso del ridicolo di Pro-Vita che è partito da tempo per una crociera intorno al mondo, tutto questo è utile per capire come funziona la macchina fake-news targata Family Day.
Così: prendi quattro menzogne le mescoli a un dettaglio reale e cerchi di dare credibilità all’insieme.
Il dettaglio reale: per sviluppare i vaccini nei laboratori vengono usate delle linee cellulari umane, che per riprodursi praticamente all’infinito devono essere di origine embrionale, e quindi programmate per replicarsi fino a produrre tutti i tessuti dell’organismo. I virus che servono per produrre alcuni vaccini sono dunque coltivati su cellule che derivano, attraverso innumerevoli generazioni, dai tessuti donati alla ricerca da due donne che negli anni Sessanta si erano sottoposte ad un’interruzione volontaria della gravidanza. Si tratta quindi di linee cellulari prodotte su scala industriale e comprate dai laboratori da decenni.
Le menzogne: non esiste un commercio di feti e non vi è alcun incentivo ad abortire. Tutto è riconducibile a questi due feti donati ormai 60 anni fa. Inoltre i vaccini non contengono né cellule embrionali né i loro residui (provocherebbero reazioni di rigetto da parte dell’organismo). Questi vaccini sono estremamente purificati e sono sottoposti a centinaia di controlli”.
Le fake news di ProVita e Famiglia: "Cellule di feti morti nei vaccini, incentivano gli aborti"
È vero che per sviluppare i vaccini vengono usate linee cellulari umane di origine embrionale, ma sono derivate dai tessuti donati alla ricerca di due donne che 60 anni fa hanno avuto un'interruzione di gravidanza
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13 Aprile 2021 - 14.05
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