Si poteva fare qualcosa di più prima ed evitare che la sparatoria che ha portato alla morte di tre persone.
Andrea Pignani, il 35enne ingegnere informatico che ha compiuto la strage di Ardea non era mai stato denunciato dai vicini.
Tutti lo conoscevano, e ne erano spaventati.
I racconti parlano di un uomo che spesso litigava e minacciava tirando fuori una pistola con cui esplodeva colpi in aria. “Pensavamo fosse una scacciacani”, dicono oggi gli abitanti del consorzio di Colle Romito. E invece era una pistola vera. Ma nessuno ha mai denunciato questi episodi e oggi, a ripensarci, è stato un errore: la strage, forse, poteva essere evitata.
Solo una denuncia risulta essere stata presentata contro Andrea Pignani ed è stata fatta dalla madre dell’ingegnere killer, Rita Rossetti.
Un anno fa, a maggio, era stata la donna a chiamare i carabinieri dopo un’aggressione con un coltello.
Ed è quello il momento in cui Andrea Pignani viene sottoposto a un Trattamento sanitario obbligatorio (Tso). Durato poco, però. Nessuna prescrizione risulta agli atti, nessun trattamento psichiatrico.
Ma tutti sapevano, tutti temevano. Gli abitanti del consorzio di Colle Romito oggi piangono la morte di Daniel e David e di Salvatore Ranieri, l’84enne che ha tentato di fermare Pignani.
Ma gli stessi vicini conoscevano quell’ingegnere violento tant’è vero che avevano ordinato alla loro vigilanza interna di tenere d’occhio la villetta dei Pignani. Molte segnalazioni alle forze dell’ordine ma nessuna denuncia. Col senno di poi è stata una decisione sbagliata.
Il sindaco di Ardea, Mario Savarese, conferma che nemmeno in comune erano giunte segnalazioni sui possibili disagi psichici di Andrea Pignani: “I Tso li firmo io e su di lui non ho mai avuto documenti”.
E poi c’è il giallo della pistola, quella che tutti pensavano fosse una scacciacani e invece era un’arma vera.
A novembre il padre di Pignani è morto. Era un ex vigilante e la sua pistola, regolarmente detenuta, non è mai stata consegnata alle forze di polizia. E anche su questo indaga la procura, è stato fatto tutto il possibile per evitare che l’arma finisse nelle mani sbagliate (come poi è successo)?
Tante domande per le quali i parenti delle vittime attendono risposta, per sapere se la strage ormai compiuta può avere dei responsabili quantomeno morali.