Ha dovuto lasciare l’aula del processo per l’omicidio di suo figlio Willy Monteiro, mentre il maresciallo maggiore Antonio Carella, comandante del Nucleo radiomobile dei carabinieri di Colleferro ricostruiva dettagliatamente gli attimi dell’aggressione in via Bruno Buozzi.
Lucia Monteiro Duarte non ce l’ha fatta a reggere il dolore, nonostante abbia detto più volte di voler seguire tutte le udienze.
“Willy viene colpito da un calcio, cade a terra, tenta di rialzarsi e viene colpito nuovamente. Sia Belleggia che Pincarelli colpiscono Willy quando è già a terra e non può reagire. Pincarelli va a colpire con dei pugni Willy. Belleggia sferra un calcio come se colpisse pallone, dal basso verso l’alto”: sono queste le parole del comandante.
Antonio Carella è uno dei sei testi del pubblico ministero ascoltati nell’udienza del processo per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte.
Collegati dal carcere i fratelli Gabriele e Marco Bianchi, in aula Francesco Belleggia. “La notte del 6 settembre 2020 era una notte d’estate normale, di movida. Ero nel bagno della caserma che ha una botola che da su via Buozzi, dove sono successi i fatti. Il rumore in strada era consueto, per la movida, ma alle 3,30 ho sentito delle urla non normali, forti e una donna che gridava”.
“Sono sceso in strada in abiti civili – ha continuato il maresciallo – una persona mi ha raccontato cos’era successo, sono andato alle spalle della caserma e lì, sul marciapiede, ho notato un ragazzo a terra e 5/6 ragazzi vicini a Willy. Ho chiamato la centrale operativa, ho chiesto rinforzi e mi sono attivato per capire chi fosse stato”.
A quel punto le parole di uno dei ragazzi presenti hanno spianato la strada alle indagini. “Uno dei presenti sul posto mi ha detto che erano stati dei ragazzi di Artena a ferire Willy, gli ho dato il mio numero e gli ho chiesto se avesse un video, una foto da mandarmi scattata durante l’aggressione”.
“E la foto mi è arrivata alle 3,49 con una targa, quando era da poco arrivata l’ambulanza a caricare Willy, sul centro del marciapiede. Risaliti all’intestataria del suv, la moglie del fratello maggiore dei Bianchi, siamo andati ad Artena. Alle 3,55 siamo arrivati in via cardinal Scipioni, dove c’è il locale del fratello, e abbiamo trovato i 5 ragazzi (i quattro arrestati e il quinto scagionato dalle accuse, ndr) che stavano per entrare nel bar”.
“Li abbiamo chiamati, erano nervosi, inizialmente hanno fatto finta di non sentirci. Nel locale abbiamo cercato di approcciarli, abbiamo preso un caffè con loro e mentre parlavo coi Bianchi, mi è arrivata la telefonata che Willy era morto. Invitati a venire con noi a Colleferro erano agitati, Gabriele aveva la camicia blu con due asole strappate”.
L’aggressione costata la vita a Willy Monteiro Duarte la notte tra il 5 e il 6 settembre scorsi è stata una “azione fulminea, veloce e molto aggressiva”.
“Tutti e 4 gli imputati sono sul luogo dei fatti e con parte attiva. I fratelli Bianchi – ha raccontato – scendono repentinamente dal suv, parcheggiano in un posto adiacente ai giardini. L’atteggiamento di Pincarelli e Belleggia, in particolare, sembra quasi remissivo, quello di un chiarimento verbale, poi sembrano prendere coraggio con l’arrivo dei Bianchi. Willy viene colpito da un calcio, cade a terra, tenta di rialzarsi e viene colpito nuovamente. Sia Belleggia che Pincarelli colpiscono Willy quando è già a terra e non può reagire. Pincarelli va a colpire con dei pugni Willy, Belleggia sferra un calcio come se colpisse pallone, dal basso verso l’alto, come poi si evince dalle intercettazioni”.