Parole che osano come macigni. “Per quanto ferita da una dichiarazione come quella del sottosegretario Durigon, so bene quanto la memoria di mio fratello Giovanni e di Paolo Borsellino sia radicata nel cuore degli italiani. Dunque non sono mossa da sentimenti di rivalsa o di vendetta. Non mi appartengono, non appartengono alla storia della mia famiglia. Ma sono preoccupata, questo sì”.
Ad affermarlo è Maria Falcone, la sorella di Giovanni Falcone, il magistrato ucciso da Cosa Nostra.
Per Maria Falcone “serve” una parola chiara dal leader leghista e dal suo partito. “Magari è un’occasione anche per il governo per esprimere un’opinione sul tema della lotta alla mafia”, sottolinea Falcone. “La sortita mi avrebbe potuto lasciare indifferente. Ma non è così. Mi preoccupa il fatto che si possano fare simili considerazioni in rotta con la nostra Costituzione. Ogni tanto i politici dovrebbero andare a rileggerla, non farebbe loro male. E poi sembra assurdo che il partito al quale appartiene questo signore non abbia preso una posizione su un tema come quello della lotta alla mafia che dovrebbe essere prioritario nel programma di chi si candida a governare il Paese”, sottolinea.
“Vorrei capire, ma non tanto io quanto gli italiani tutti credo, quali siano le reali intenzioni di questo partito nella lotta alla criminalità organizzata. Non si può ridurre tutto a una bambocciata.
Non si può dichiarare: siamo contro la mafia e poi pensare che in realtà Cosa nostra non sia più un problema attuale, che sia stata sconfitta. Perché se non spara più, non più come prima quanto meno, è perché ai boss risulta molto più conveniente restare sottotraccia e fare affari”, spiega ancora.
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