Una sagoma di cartone per la laurea di Patrick Zaki: quando un'assenza fa rumore

La cerimonia, alla presenza del rettore, si è svolta all'Università di Bologna, dove il giovane, detenuto in Egitto da febbraio 2020, è iscritto

La sagoma di cartone di Patrick Zaki all'Università di Bologna
La sagoma di cartone di Patrick Zaki all'Università di Bologna
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17 Settembre 2021 - 09.28


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Un’assenza ingiusta e dolorosa, un’atmosfera che doveva essere di festa ma sulla quale è pesata la lontananza forzata di Patrick Zaki.
E’ quello che si è respirato all’Università di Bologna nel giorno della consegna dei diplomi delle lauree del Master europeo in studi di genere e delle donne ‘Gemma’, che lo studente egiziano frequentava prima del suo arresto in Egitto, il 7 febbraio 2020.
Anche Zaki avrebbe dovuto laurearsi e invece del ricercatore egiziano sugli scranni del rettorato c’era soltanto la sagoma cartonata con impressa la richiesta, ormai incessante da oltre un anno e mezzo: “Libertà per Patrick”. E su quella sagoma i compagni hanno posto una corona d’alloro.
Una cerimonia snella, molto sobria, per la consegna del diploma a uno dei compagni di corso e amici di Patrick, Rafael Garrido Álvarez.
Álvarez ha discusso la tesi ed è stato proclamato dottore, alla presenza del rettore Francesco Ubertini, dei docenti del master, della coordinatrice Rita Monticelli.
Un momento che l’ateneo ha voluto pubblico per portare ancora una volta la situazione di Patrick all’attenzione delle istituzioni, per chiedere giustizia e libertà per il suo studente.
La ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa, per l’occasione ha inviato un videomessaggio: “Zaki rappresenta lo studente per eccellenza – ha detto-. La sua detenzione si somma a quella di migliaia di altri detenuti che hanno visto diritti e libertà progressivamente limitarsi”.
“Tenere accesa l’attenzione su Zaki – ha aggiunto – equivale anche a tenere viva la memoria di Giulio Regeni” per chiedere “verità e giustizia”. Ubertini ha sottolineato che Patrick “avrebbe ottenuto lo stesso titolo se fosse stato qui, con noi, all’interno dell’Ateneo che lui aveva scelto per completare i suoi studi”.
Il rettore ha ricordato la mobilitazione per il ricercatore trentenne, in carcere in patria, i 19 lunghi mesi di custodia cautelare per le accuse più disparate tra le quali perfino il terrorismo, e diventato imputato per un articolo scritto sulla minoranza cristiana copta in Egitto. La prima udienza pochi giorni fa, in cui Patrick è comparso in manette, in condizioni precarie, in una vera e propria gabbia. Udienza riaggiornata al 28 settembre.
Zaki rischia anni di carcere. “Chiediamo tutti insieme che Patrick venga assolto da ingiuste accuse e che venga finalmente rilasciato, ha bisogno di tornare qui da noi in ateneo come un uomo libero”, ha scandito Ubertini aprendo la cerimonia. E ha assicurato che “l’ateneo continuerà a far sentire la sua voce per ripetere con immutata forza che Patrick non resta e non deve restare solo. Lo studio e il lavoro intellettuale sono una forza che non può essere ostacolata da nessun Paese, in nessun momento storico”.
Il desiderio, forte, è che Patrick torni nella “sua” Bologna, più volte ricordata dal ricercatore nelle sue lettere dal carcere.
Deve tornare a scrivere la sua tesi, discuterla. “Su questo dobbiamo essere irremovibili, ribadiamo che i diritti umani esigono la tua liberazione”, ha detto Ubertini. “La sua assenza – ha aggiunto la coordinatrice del master, Monticelli – è la più grande dimostrazione che non si è fatto abbastanza, che non possiamo arrenderci, che si deve fare di più, e nei luoghi dove si può fare di più”.
“Occorrono misure più chiare e più veloci”, anche perché Patrick “è un simbolo della difesa dei diritti umani e, al contempo, una dimostrazione della loro violazione”. Restituire a Patrick il tempo perso è la richiesta di Amnesty International.

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