Un bambino della sua età non dovrebbe vivere così tanti momenti traumatici in così pochi mesi.
La speranza è quella di trovare una sistemazione che sia più congeniale per vivere al meglio la sua infanzia. “Anche se Eitan è in condizioni fisiche buone, è preoccupante notare chiari segni di istigazione e lavaggio del cervello”.
Lo dicono gli avvocati della famiglia Biran in Israele, in base a quanto riferito loro da Hagai Biran, zio del piccolo, unico sopravvissuto alla tragedia della funivia Stresa-Mottarone, che lo ha incontrato a casa del nonno.
“Il ritorno di Eitan a casa sua in Italia appare più urgente che mai”, aggiungono i legali.
“Purtroppo Hagai Biran e sua moglie – hanno spiegato gli avvocati – ci hanno riferito che al termine dell’incontro sono rimasti preoccupati delle condizioni di Eitan”.
Per gli zii, – hanno aggiunto ancora – “Eitan ha proferito frasi fuori dal loro contesto e messaggi inculcatigli che indubbiamente derivano dall’istigazione”.
“Si tratta – hanno insistito – di un danno vero e proprio”. Gli avvocati hanno poi sottolineato: “Contrariamente alla famiglia dei rapitori che riferiscono in tempo reale della vita del minore come se partecipasse a un reality, noi e la famiglia Biran pensiamo che in questo momento la cosa più opportuna e necessaria sia di proteggere la privacy e l’intimità di Eitan”.
L’intervento dei legali e della famiglia Biran ha fatto seguito a una nota diffusa da Gadi Solomon, portavoce della famiglia Peleg in Israele, nel quale si dava notizia della visita degli zii paterni ad Eitan.
“Questa mattina – ha detto Solomon – Hagai e sua moglie hanno visitato il piccolo nella casa di Shmulik Peleg. I due sono stati con Eitan in privato e hanno giocato con lui un po’ più di un’ora. Durante la visita è stato proposto loro di telefonare ad Aya in Italia o ai genitori di Amit (che vivono in Israele, ndr) ma loro hanno preferito non gravare oltre Eitan”.
Argomenti: israele