Ci si meraviglia molto che nel 2021 ci sia ancora uno stallo sulla parità dei diritti uomo-donna sul luogo di lavoro e ai vertici. Ed è dello stesso avviso Lilli Gruber che intervistata ha affermato: “Oggi nessuno si stupisce se è un volto femminile a raccontare i fronti caldi del pianeta. Ma quanti direttori di grandi quotidiani e reti televisive sono donne?”.
Anche se intervistata, da Il Fatto Quotidiano, è lei che fa le domande. “Questo è il vero campo di battaglia: la presenza delle donne ai vertici. E finché non saremo 50-50 non dobbiamo deporre le armi”.
Di armi e di trincee Gruber racconta in questa intervista e nel suo ultimo libro, “La guerra dentro. Martha Gellhorn e il dovere della verità”, scrivendo di una reporter di guerra che un po’ come lei non aveva paura di andare a vedere da vicino i conflitti. Prima di essere la donna amata da Ernest Hemingway.
Gruber infatti non ha mai smesso di recarsi in territori di conflitti, come quelli delle guerre jugoslave e della guerra in Iraq, oggi si trova invece in quello del dibattito televisivo, conducendo da 14 anni Otto e mezzo su La7, in cui invita esponenti politici e protagonisti della vita pubblica.
Quando le viene chiesto perché il premier Mario Draghi non si rechi in tv, risponde che probabilmente pensa di essere più efficace così. “Da giornalista, però, non solo mi piacerebbe poterlo intervistare, ma credo che il confronto con la stampa libera sia importante per un capo di governo: non bastano le rare conferenze stampa”.