Stefania Salmaso, ex direttrice del Centro nazionale di epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità in un’intervista al Corriere della Sera ed epidemiologa dell’associazione Aie, ha ammesso che “l’epidemia rallenta, ma i morti sono ancora tanti per i contagi del periodo natalizio”.
“Permane una sproporzione tra l’aumento medio settimanale dei casi e l’aumento medio di decessi del 45%”, sottolinea Salmaso che spiega:
“In parte il fenomeno si deve al fatto che molti malati purtroppo arrivano all’esito finale diverse settimane dopo la diagnosi di infezione. In questi giorni il bollettino è particolarmente doloroso perché risente dei contagi del periodo natalizio. Però bisogna andare ancora più a fondo per vedere se è possibile abbassare il tristissimo dato quotidiano”.
Intanto, come sottolineato dal coordinatore del Comitato tecnico-scientifico Locatelli, la curva dell’epidemia sta rallentando. Salmaso concorda:
“Sì, la velocità di crescita sta decelerando e oggi abbiamo un incremento della media settimanale del 20% circa. Però tutti i positivi identificati nelle ultime due settimane portano a una stima di 2,5 milioni di italiani in isolamento e circa 1600 in terapia intensiva. Situazione non facile da gestire”.
Alla domanda “le Regioni reclamano un nuovo sistema di conteggi dei casi e delle quarantene da raggiungere allentando magari la presa sugli asintomatici. È d’accordo?”, l’epidemiologa risponde:
“Se non registrassimo gli asintomatici perderemmo il 70% delle informazioni utili per la sorveglianza dell’epidemia. Sappiamo che anche loro purtroppo possono contagiare, vaccinati e non vaccinati”.
Per Salmaso bisogna mantenere anche il bollettino quotidiano perché “diffondere i numeri ogni giorno significa rendere consapevoli i cittadini dei rischi che corrono e delle cautele da prendere”. Intanto Regno Unito, Stati Uniti, Spagna stanno progettando di non trattare più il Covid come un’emergenza ma di farla rientrare tra le sindromi respiratorie più frequenti nei mesi invernali. Su questo punto, Salmaso dice:
“Penso che sia troppo presto formulare questi progetti. Quando tutta la popolazione sarà almeno parzialmente immune e non completamente suscettibile agli attacchi del Sars-CoV-2, verrà meno il carburante che alimenta la pandemia. Solo allora potremo tornare nei ranghi di una nuova normalità. Tutti la desideriamo. Intanto vacciniamoci”
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