Italiani rapiti in Mali, parla il fratello di lui: "Abbiamo paura, sono in mano a gente pericolosa"

I tre sequestrati nel Paese africano sono Rocco Langone, di 64 anni, la moglie, Maria Donata Caivano di 63 e il loro figlio, Giovanni Langone.

Italiani rapiti in Mali, parla il fratello di lui: "Abbiamo paura, sono in mano a gente pericolosa"
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21 Maggio 2022 - 14.38


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I tre italiani rapiti in Mali, una coppia e il figlio dei due, non hanno ancora dato loro notizie. E tra i famigliari serpeggia la preoccupazione. “Abbiamo paura perché sappiamo che chi ha preso i nostri famigliari è molto pericoloso”: Vito Langone esprime tutta la sua preoccupazione per il fratello Rocco, la moglie Donata e il loro figlio Giovanni rapiti in Mali. “Chiedo allo Stato italiano che li faccia tornare a casa al più presto”, ha aggiunto spiegando che l’altro figlio di Rocco, Daniele, “dovrebbe essere partito per la Farnesina”.

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I tre sequestrati nel Paese africano sono Rocco Langone, di 64 anni, la moglie, Maria Donata Caivano (conosciuta come Donatella), di 63, residenti da anni a Triuggio (Monza Brianza), e il loro figlio, Giovanni Langone, di 42, residente a Lissone (Monza Brianza).

Per loro, dalla Basilicata e più precisamente da Ruoti (Potenza), ha lanciato un appello anche la sorella di Rocco, Anna Maria Langone, che ha raccontato di aver sentito telefonicamente il fratello “una quindicina di giorni fa”.

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“Era felicissimo, – ha aggiunto. – Si era trasferito in Mali perché lì si viveva bene e anche il clima, con il caldo asciutto, era favorevole”. “L’altro mio fratello – conclude – lo aveva sentito per telefono la sera prima del sequestro ed era tranquillissimo, ma i rapitori erano già dietro la sua porta”.

La Farnesina, confermando il sequestro dei tre connazionali in Mali, ha assicurato che “l’Unità di Crisi sta profondendo ogni sforzo, in coordinamento con le competenti articolazioni dello Stato, per una soluzione positiva, del caso. A tal fine, il Ministero degli Esteri ribadisce, d’intesa con i famigliari, l’esigenza di mantenere il massimo riserbo”.

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