Uccise due rapinatori, assolto il gioielliere Giuseppe Castaldo: "Il fatto non costituisce reato"

Giuseppe Castaldo, gioielliere, il 7 ottobre del 2015 uccise i due rapinatori Luigi Tedeschi e Bruno Petrone. A distanza di 7 anni, il tribunale di Napoli lo ha assolto perché "Il fatto non costituisce reato".

Uccise due rapinatori, assolto il gioielliere Giuseppe Castaldo: "Il fatto non costituisce reato"
La scena dell'uccisione dei due rapinatori a Ercolano.
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26 Ottobre 2022 - 19.26


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Giuseppe Castaldo, il gioielliere che il 7 ottobre 2015 uccise a colpi di pistola a Ercolano due rapinatori, Luigi Tedeschi e Bruno Petrone, è stato assolto dal tribunale di Napoli. Il giudice Antonia Napolitano Tafuri ha stabilito infatti che “il fatto non costituisce reato”. La Procura di Napoli aveva chiesto l’archiviazione e, durante il dibattimento, l’assoluzione di Castaldo.

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Nel corso dell’udienza, iniziata intorno alle 15, l’avvocato difensore Maurizio Capozzo ha chiesto l’assoluzione sottolineando che Castaldo ha agito per legittima difesa. La pistola di Castaldo era regolarmente detenuta.  Petrone, originario di Secondigliano, aveva 53 anni, mentre Luigi Tedeschi 51.

Sulla vicenda, che all’epoca destò scalpore e polemiche, intervenne anche l’allora segretario della Lega Matteo Salvini, che spese parole a favore dell’imputato. “Io sto con il gioielliere”, scrisse sui social il neo ministro delle Infrastrutture del governo guidato da Giorgia Meloni. Il caso riportò in auge soprattutto il tema della legittima difesa.

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Il giorno del delitto, Castaldo aveva prelevato 5mila euro da un istituto di credito nei pressi degli Scavi di Ercolano, quando le due vittime, in sella a uno scooter e armati di una pistola finta ma senza il tappo rosso di riconoscimento, gli ordinarono di consegnare il denaro. A quel punto Castaldo tirò fuori la sua pistola e sparò, mentre i malviventi lo tenevano sotto il tiro della loro arma, che poi si scoprì caricata a salve.

Dalle indagini è emerso che i quattro complici delle vittime Tedeschi e Petrone, membri di una banda di professionisti, furono identificati e arrestati in breve tempo. Si tratta di Salvatore Esposito, Antonio Corvo, Addolorata Esposito ed Ernesto Labagnara. Il processo con rito abbreviato a loro carico si concluse, un anno dopo i fatti, con la condanna a sei anni di reclusione per tutti gli imputati.

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