A Cutro il corteo "Fermare la strage subito": il governo del karaoke resta alla larga

Il corteo "Fermare la strage subito", a Cutro, per ricordare le vittime del naufragio del 26 febbraio, a cui hanno preso parte oltre 5mila persone, ha visto la partecipazione anche di numerosi sindaci calabresi. Assente il governo del karaoke

A Cutro il corteo "Fermare la strage subito": il governo del karaoke resta alla larga
Manifestazione a Cutro
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11 Marzo 2023 - 17.49


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L’Italia umana si è mobilitata. Il governo del karaoke che ha perfino colpevolizzato i migranti per essere morti è rimasto al calduccio nelle comode case tra auto blu e stipendi lauti.

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Il corteo “Fermare la strage subito”, a Cutro, per ricordare le vittime del naufragio del 26 febbraio, a cui hanno preso parte oltre 5mila persone, ha visto la partecipazione anche di numerosi sindaci calabresi.

I primi cittadini hanno voluto fare tappa anche sulla spiaggia, a pochi metri dal luogo del naufragio, dove hanno deposto una corona e alcuni fiori. I sindaci indossavano al braccio una fascia bianca in segno di lutto per gli oltre 30 bambini morti nell’incidente.

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Al corteo anche il sindaco del paese che salvò 51 migranti

 Tra i sindaci che hanno preso parte al corteo anche quello di Melissa (Crotone), Raffaele Falbo, i cui concittadini all’alba del 10 gennaio 2019 evitarono la strage di 51 migranti. La barca a vela sulla quale viaggiavano si incagliò a pochi metri dalla spiaggia di località Torre, nei pressi di un hotel. Le urla dei migranti svegliarono alcuni residenti che dettero l’allarme. Il sindaco di allora Gino Murgi e diversi cittadini si gettarono in acqua per salvare le persone utilizzando anche l’imbarcazione di salvataggio dell’hotel per portare a riva le sei donne ed i quattro bambini, tra i quali un neonato, che erano a bordo.

“Sono qui – ha detto Falbo – in virtù di quel soccorso, per fare capire che le vite in mare si devono salvare, che non si possono chiudere assolutamente le porte e si devono attuare politiche per creare dei corridoi umanitari per salvare queste persone che scappano dalla guerra e dalla disperazione. Loro non hanno assolutamente alcuna responsabilità ma la necessità di scappare dalla loro terra per poter vivere una vita normale”.

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