Alfredo Cospito e i suoi legali attendono la decisione dei giudici sulla richiesta di arresti domiciliari ma, sottolinea l’avvocato Rossi Albertini, c’è poco ottimismo. «Verosimilmente faremo ricorso in Cassazione anche se le aspettative di vita di Alfredo Cospito non consentono di attendere una decisione di questa natura».
«Cospito non ha intenzione di riprendere vitamine perché è convinto della sua battaglia. Se deve rinunciare alla vita lo farebbe soltanto per la liberazione di persone anziane e malate che continuano a essere sottoposte al 41 bis. Sta combattendo una battaglia politica e non giuridica, che ritiene fondamentale per l’avanzamento dell’umanità in questa fase storica».
Cospito, davanti ai giudici della Sorveglianza ha detto che sarebbe «disposto a recedere dallo sciopero della fame purché il tribunale di Sorveglianza liberasse altri detenuti attualmente sottoposti al 41 bis, persone anziane o malate che vogliono soltanto tornare a casa dopo 30 anni di 41 bis».
Cospito, ha puntualizzato ancora il legale, “è tanto stanco e provato” e la sua “è una battaglia per la vita”. Perciò “andando a casa interromperebbe lo sciopero della fame perché a suo giudizio potrebbe ricominciare quelle attività che lo hanno condotto a dire che questa non era vita: quindi potrebbe leggere, studiare, ricominciare a ragionare, scrivere, partecipare a progetti editoriali”. Perché “essere in salute – ha sottolineato il legale – non vuol dire mangiare, non sono un somaro per cui se mangio tanta erba vuol dire che sto bene, l’essere umano deve poter crescere intellettualmente e lo fa solo attraverso lo studio e la lettura. Altrimenti non è vita”.