Il tribunale dà ragione a Saviano: Aveva definito Sangiuliano galoppino di Cosentino (condannato per camorra)

Il Tribunale civile di Roma ha dato ragione a Roberto Saviano che era stato chiamato in giudizio da Gennaro Sangiuliano definito 'galoppino' del cindannato per camorra Cosentino

Il tribunale dà ragione a Saviano: Aveva definito Sangiuliano galoppino di Cosentino (condannato per camorra)
Roberto Saviano
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2 Maggio 2023 - 19.56


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Una storia giudiziaria che, a quanto pare, si è ritorta contro chi l’aveva promossa: “Il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano mi ha portato a processo ritenendo che io avessi leso la sua onorabilità, ma così non è stato e il Tribunale civile di Roma mi ha dato ragione. Anzi: mi ha dato interamente ragione!»: così Roberto Saviano in un post sui social.

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«Non dicevo il falso quando riconoscevo anche Nicola Cosentino tra i padrini politici di Gennaro Sangiuliano e tra gli artefici delle sue fortune. Giorgia Meloni – non è un dettaglio, anche se oggi passa sotto silenzio – è stata Ministra della Gioventù nel 2008, nello stesso governo e nella stessa coalizione di Nicola Cosentino, condannato in via definitiva a 10 anni di carcere per essere stato il referente politico del clan dei casalesi».

L’autore di Gomorra, rivolge anche una domanda alla premier: «Giorgia Meloni non ha nulla da dire al riguardo? Ci sarà qualche giornalista in grado di inchiodarla alle sue responsabilità, politiche naturalmente, ma enormi? Temo che nessuno – tranne il sottoscritto, che del resto è già stato querelato – chiederà conto a Meloni della sua vicinanza politica a chi ha portato la camorra al governo, una vicinanza per la quale provo disgusto».

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«Ma il cerchio si chiude: sono sotto scorta perché minacciato dal clan dei casalesi e sotto processo perché la Premier, che con il referente del clan dei casalesi è stata al governo, ha deciso di querelarmi e costituirsi parte civile. Inutile domandarsi perché questo governo non abbia ancora attivato la Commissione parlamentare antimafia… Sarebbe una domanda retorica. Provo pietà per il nostro Paese e un profondo disgusto perché tutto questo sembra ormai essere la nostra normalità» conclude lo scrittore.

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