Papa Francesco è da poco tornato dal suo viaggio in Ungheria, una visita che il Pontefice ha voluto ripercorrere durante la sua ultima udienza generale. «Ho visto tanta gente semplice e laboriosa custodire con fierezza il legame con le proprie radici», ha affermato.
«In Ungheria l’oppressione comunista era stata preceduta da quella nazista, con la tragica deportazione di tanta popolazione ebraica. Ma in quell’atroce genocidio tanti si distinsero per la resistenza e la capacità di proteggere le vittime, e questo fu possibile perché le radici del vivere insieme erano salde».
«Ma anche oggi, come emerso negli incontri con i giovani e con il mondo della cultura, la libertà è minacciata. Come? Soprattutto con i guanti bianchi, da un consumismo che anestetizza, per cui ci si accontenta di un po’ di benessere materiale e, dimentichi del passato, si `galleggia´ in un presente fatto a misura d’individuo».
«Questa è la persecuzione pericolosa della mondanità, e la porta avanti il consumismo. Ma quando l’unica cosa che conta è pensare a sé e fare quel che pare e piace, le radici soffocano. È un problema che riguarda l’Europa intera, dove il dedicarsi agli altri, il sentirsi comunità, la bellezza di sognare insieme e di creare famiglie numerose sono in crisi. L’Europa intera è in crisi».
Per quanto riguarda invece la seconda immagine, «i ponti», il Papa ha indicato «la vocazione dell’Europa, chiamata, quale `pontiere di pace´, a includere le differenze e ad accogliere chi bussa alle sue porte. Bello, in questo senso – ha ancora ricordato -, il ponte umanitario creato per tanti rifugiati dalla vicina Ucraina, che ho potuto incontrare, ammirando anche la grande rete di carità della Chiesa ungherese».
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