Violentata e seviziata dai “genitori collocatari”, la giovane appena maggiorenne denunciò nel 2006 i fatti, che prevedevano anche la partecipazione forzata a vere e proprie messe nere: tra una moltitudine di persone incappucciate, il padre affidatario l’avrebbe violentata più volte con accanto la moglie.
Nonostante i giudici abbiano affermato come quegli eventi siano stati descritti “con precisione e senza contraddizioni”, alcuni reati ipotizzati per la coppia sono caduti in prescrizione. Ieri invece, mercoledì 7 giugno, si è tenuta a Milano l’udienza a carico dei due genitori affidatari accusati di riduzione in schiavitù.
Le violenze iniziarono intorno al 2000 quando la ragazza, Appena maggiorenne, era stata affidata dai servizi sociali a una coppia di “genitori collocatari” in un paese del Comasco. In seguito alle violenze subite durante riti descritti come messe nere, con fiaccole e crocifissi capovolti, la ragazza è rimasta incinta. La coppia avrebbe inizialmente cercato di convincerla ad abortire, poi avrebbe negato qualunque loro coinvolgimento e solo dopo il test del Dna disposto dal Tribunale per minorenni ha ammesso che il figlio è del padre affidatario.
Negli anni, la coppia ha ottenuto in affido nove ragazzini e ne ha adottati altri due. A Siena la coppia è stata assolta in primo grado per insufficienza di prove. L’Appello si è svolto a Firenze, dove sono stati condannati, ma in Cassazione i reati per cui erano accusati sono stati dichiarati prescritti.
