Paolo Bellini, ex Avanguardia nazionale, è stato arrestato. E’ lui il quinto esecutore materiale della strage di Bologna, insieme agli ex Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, condannati in via definitiva, e dopo la condanna all’ergastolo in primo grado per il ‘quarto Nar’, Gilberto Cavallini. Tutti e cinque si sono sempre dichiarati innocenti.
Bellini era stato indagato per la strage all’inizio degli anni ’80 e prosciolto nel 1992, ma nel marzo del 2019 la procura generale di Bologna ha chiesto la revoca del proscioglimento iscrivendolo nel registro degli indagati. A carico di Bellini un fotogramma di un filmino amatoriale, girato da un turista a Bologna la mattina del 2 agosto 1980, nel quale si vedrebbe quello che per gli inquirenti è il volto dell’imputato, un’intercettazione ambientale in cui l’ex capo di Ordine nuovo, Carlo Maria Maggi, afferma che alla strage prese parte un aviere (Bellini era un pilota) che avrebbe portato la bomba e, infine, i rapporti fra l’imputato e Sergio Picciafuoco, vicino all’estrema destra e presente alla stazione di Bologna il 2 agosto del 1980 (Picciafuoco è stato assolto dall’accusa di aver preso parte all’attentato).
Il 15 febbraio del 2021, scrive l’AdnKronos, Bellini è stato rinviato a giudizio insieme a Segatel e Catracchia (Spella è morto nel gennaio del 2021, mentre non processabili, in quanto tutti deceduti, il venerabile della P2 Gelli, il banchiere Ortolani, l’ex prefetto ed ex capo dell’ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno D’Amato e l’ex senatore dell’Msi Tedeschi). “Mi sento come Sacco e Vanzetti”, ha affermato Bellini arrivando in tribunale nel giorno della prima udienza. La ‘svolta’ del processo ha una data, 21 luglio 2021, giorno in cui in udienza l’ex moglie di Bellini, Maurizia Bonini, dopo aver visionato il video amatoriale del turista, ha affermato: “Sembra mio marito, è Paolo, perché ha una fossetta qua, ha i capelli più indietro ma è comunque lui”.
Bellini ha continuato a proclamarsi estraneo alla strage: “Non ho niente a che spartire” con l’attentato, ha sostenuto in udienza parlando di “delitto infame”, per poi aggiungere: “Nel modo più assoluto non sono io nel filmato del turista straniero”. Bellini ha sostenuto che la notte fra l’1 e 2 agosto del 1980 era in ospedale a Parma dal fratello, e che la mattina sarebbe partito da Scandiano per Rimini con la nipote Daniela. Per Bellini, dunque, l’ex moglie “ha mentito” dopo aver “cambiato idea” (in precedenza la donna aveva affermato che la mattina del 2 agosto 1980 suo marito era a Rimini). La “non compatibilità” fra Bellini e l’uomo ritratto nel filmato, è stato poi sostenuta anche dai consulenti della difesa.
«La vicenda personale e processuale di Paolo Bellini è assai intricata (…) si tratta di un personaggio poliedrico, la cui figura e riemersa per oltre trent’anni nell’ambito delle vicende più opache della storia italiana, presentandosi ogni volta in vesti diverse e sempre con nuovi punti di riferimento, rivelando cosi doti di eclettismo e di camaleontismo degne del protagonista di un romanzo», hanno poi scritto i giudici della Corte di Assise di Bologna descrivendo Paolo Bellini nelle motivazioni della sentenza.
Nelle motivazioni della sentenza, i magistrati hanno sottolineato: «Uno dei principali elementi di prova che ha consentito la riapertura delle indagini nei confronti di Paolo Bellini è rappresentato dal filmato amatoriale girato dal turista Harald Polzer alia stazione ferroviaria di Bologna in concomitanza con l’attentato del 2 agosto 1980». «Un documento – si legge – munito della massima attendibilità».
Non solo. Secondo i giudici della Corte di Assise di Bologna «é altamente probabile che l’uomo raffigurato al binario I della stazione di Bologna il 2 agosto 1980 fosse Paolo Bellini. Si tratta, allora, di un rilevante indizio a carico dell’imputato, che deve essere necessariamente combinato con gli altri elementi indiziari di segno analogo, primi fra tutti quello costituito dalla caduta dell’alibi e la prova della sua falsità a seguito della deposizione della ex coniuge».