Disinformazione, ignoranza, assenza di memoria. Ingredienti con i quali fare i conti ma che privano le nuove generazioni della consapevolezza del passato e, soprattutto, degli anni bui che hanno generato mostri e senza forti anti-corpi potrebbero sempre tornare.
Del resto la migliore alleata del fascismo e del nazismo, dell’estrema destra e del razzismo è sempre stata l’ignoranza.
Ora è emerso che su circa 1.000 ragazzi e ragazze d’età compresa fra i 18 e i 30 anni il 58% ritiene che le leggi razziali in Italia siano state imposte da Hitler, mentre il 48% non conosce i luoghi della memoria nella propria zona.
Sono alcuni dei dati del progetto di servizio civile “La memoria come strumento di educazione alla pace” promosso da ArciServizioCivile. Il progetto ha visto il coinvolgimento di 16 volontari in 9 città – Milano, Genova, Torino, Vicenza, Bologna, Piombino, Jesi, Viterbo e Roma – di 8 Re
gioni italiane: Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Lazio.
La prima linea d’azione del progetto è stata l’analisi della trattazione nei giornali locali di 9 città italiane del 25 Aprile, Festa nazionale della Liberazione, e del 27 Gennaio, Giornata della Memoria. Per fare ciò sono stati esaminati circa 3.500 articoli conservati negli archivi delle testate o nelle biblioteche. E’ emerso che della Resistenza si scrive solo in prossimità delle ricorrenze annuali o nei decennali. Negli ultimi anni se ne parla in maniera più sfumata e presentando l’articolazione di motivazioni come “contraddizioni” oppure sottolineando gli aspetti critici; della Shoah invece si scrive con un giudizio sempre unanime e, messe in secondo piano le motivazioni generali della persecuzione, vengono spesso raccontate le esperienze dei singoli. Infine, solo più recentemente si è iniziato a scrivere anche delle deportazioni di altre persone diverse o capri espiatori quali omosessuali, rom o dissidenti politici.
La seconda linea d’azione sono state le interviste, tramite questionario, a circa 1.000 giovani sul grado di conoscenza delle due date storiche oggetto della ricerca, le opinioni personali su questi passaggi importanti della Storia d’Italia durante la Resistenza e sulle celebrazioni, la conoscenza di luoghi significativi presenti nei loro territori. I risultati “più eclatanti” del questionario sono stati che il 97% degli intervistati condanna il regime fascista; il 58% ritiene che le leggi razziali siano state imposte da Hitler; il 73% ritiene che non si siano ancora fatti i conti con il passato; il 95% riconosce il valore della memoria come essenziale antidoto per non ripetere gli errori del passato; il 48% non conosce i luoghi della memoria nella propria zona.
In Lombardia il dato che ha stupito di più è stato il giudizio sul regime fascista per il 56% si è trattato di “una dittatura da condannare in parte, che ha perseguitato la comunità ebraica e i partigiani ma che ha portato benefici agli altri italiani”; per il 40% “una dittatura da condannare che ha portato morte e sofferenze; per il 4% “una dittatura da non condannare che ha mantenuto l’ordine e ha portato solo benefici agli italiani”.