Molte inesattezze sulle quali ha voluto fare chiarezza: “Mia sorella non era tossicodipendente”.
È quanto precisa Mirko Campari, il fratello di Azzurra, la 28enne morta in carcere a Torino. “Era seguita per alcune problematiche psicologiche non collegate all’utilizzo di droga/alcool et similia. Se davvero fosse stata tossicodipendente, avrebbe potuto scontare la sua pena in una comunità di recupero e quindi non si sarebbe trovata in carcere”, sottolinea in un lungo post su Facebook.
“Mia sorella – aggiunge Mirko – non ha abbandonato l’istruzione, si era iscritta all’Ipc di Sanremo e ha lasciato al primo anno, ma in seguito ha ottenuto una qualifica di terza superiore presso Aesseffe a Sanremo”. Inoltre, “nostra madre Monica – che non fa la colf ma un altro lavoro – non ha visto per l’ultima volta Azzurra in videochiamata, bensì era stata in visita (di presenza quindi) nel carcere di Torino il 5 agosto”.
La storia di Azzurra
Cresciuta a Riva Ligure, in provincia di Imperia, Azzurra era una giovane con serie difficoltà, più volte segnalate all’amministrazione penitenziaria. La 28enne aveva un passato difficile alle spalle: il papà ha abbondato la famiglia quando era molto piccola, e da bambina ha trascorso alcuni anni in comunità. Una volta uscita, era ormai una ragazzina. Si era quindi iscritta in un istituto alberghiero. Per alcune problematiche psicologiche era seguita da un Serd. Il cumulo di condanne l’ha portata in carcere a fine aprile. Si tratta di vecchi reati commessi tra il 2013 e il 2014, per cui avrebbe dovuto scontare una pena detentiva fino a marzo 2025.