I due genitori affidatari di una giovane, accusati di aver abusato di lei quando era appena maggiorenne e per i successivi 15 anni durante dei riti satanici, sono stati assolti «perché il fatto non sussiste». Lo ha stabilito il gup Sofia Fioretta, che ha giudicato i due con il rito abbreviato. Il pm milanese Stefano Ammendola, titolare dell’inchiesta, aveva chiesto condanne fino a 8 anni.
I due imputati difesi dagli avvocati Luigi De Mossi e Francesco Poggi, avrebbero esercitato sulla donna «poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà». Dal 2005 la giovane, oggi 41enne, sarebbe stata vittima di abusi durante riti satanici e messe nere, ai quali avrebbero preso parte «diversi uomini, non meglio identificati», che indossavano «delle tuniche bianche e dei cappucci», anche in uno «studio di registrazione insonorizzato» e alla presenza di «un crocifisso capovolto».
In quel contesto, la donna sarebbe anche stata sottoposta a «torture» e ferita con un coltello con «incisioni sulla schiena e sulle gambe». I genitori affidatari sono stati assolti da tutte le imputazioni.
L’avvocato Massimo Rossi, legale della donna, che si era costituita parte civile nel processo, afferma che la sentenza di assoluzione è «un’offesa» alla sua assistita. «Per la prima volta era stata creduta e adesso è di nuovo all’inferno. Io questo non lo tollero – ha sottolineato -, mi batterò fino in fondo».