Ali Haider, il fratello di Saman Abbas, ha raccontato tutta la sua verità ai giudici della Corte di Assise, nel processo per l’omicidio della 18enne di origini pachistane sparita da Novellara nel maggio del 2021 e trovata senza vita nel novembre 2022. “Ho visto tutta la scena. Io ero alla porta. Mia sorella camminava, mio zio l’ha presa dal collo e l’ha portata dietro alla serra. Ho visto i cugini, solo la faccia”.
“Mia mamma ha accompagnato mia sorella fino a un certo punto, poi è tornata indietro. La mamma guardava tutta la cosa che è successa, mentre mio zio prendeva mia sorella lei guardava, guardava quello che stava succedendo”.
“Avevo paura fare la stessa fine” di Saman”, Ali Haider ha così spiegato il motivo per il quale non ha subito denunciato quanto accaduto. Il fratello di Saman non temeva la madre, quanto il padre e gli altri parenti: “Per loro, hanno fatto bene a fare quello che hanno fatto. Se no mio padre avrebbe parlato. La mamma faceva quello che diceva papà. Le donne, nella nostra cultura è come se non valessero niente. Ogni volta che la mamma diceva qualcosa, papà diceva sempre di stare zitta. Papà e mamma mi dicevano di piangere, io ero distrutto. Ero fuori di testa e ho passato la notte in camera di Saman, a piangere”.
“Mentre facevano i piani, io stavo sulle scale ad ascoltare, non tutto ma quasi. Ho sentito una volta mio padre che parlava di ‘scavare'”. Chi faceva i piani? “Noman, papà, mamma e altri due, Danish e Ikram”, ha detto ancora il fratello di Saman, rispondendo alle domande nell’aula della Corte di Assise e indicando i cinque familiari imputati per l’omicidio della sorella come persone presenti nella conversazione, in camera da letto, che lui ascoltò, nei giorni prima della scomparsa: il cugino Nomanhulaq Nomanhulaq, il padre Shabbar Abbas, la madre Nazia Shaheen, lo zio Danish Hasnain e l’altro cugino Ikram Ijaz. Dov’era Saman mentre sentivi queste cose? “Non ricordo, sono confuso”. E, dopo una lunga pausa di silenzio, ha ribadito di non ricordarsi. La riunione durò “più o meno mezz’ora”. Oltre a “scavare”, il giovane ha detto che ricorda di aver sentito anche “passare dietro alle telecamere”.