Assalto di Forza Nuova alla Cgil, i giudici: "Fu un'aggressione a un luogo simbolo della democrazia"

Assalto alla Cgil, i giudici: "L'intervento di Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova, fu una sorta di chiamata alle armi la cui finalità è tuttavia ben chiara e non è quella di manifestare liberamente un legittimo dissenso".

Assalto di Forza Nuova alla Cgil, i giudici: "Fu un'aggressione a un luogo simbolo della democrazia"
L'assalto alla Cgil di Forza Nuova
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14 Novembre 2023 - 12.52


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Il 9 ottobre del 2021 alcuni militanti di Forza Nuova assaltarono la sede romana della Cgil, provocando ingenti danni. Secondo i giudici della Corte d’Appello, si trattò di «un’aggressione rivolta ad uno dei luoghi tipici dell’aggregazione dei cittadini, in cui si forma la volontà di coloro che se ne sentono rappresentati e che concorrono con metodo democratico in maniera decisiva alla vita sociale ed economica della collettività statale, in una parola, ad uno dei luoghi paradigmatici di una democrazia». Si tratta delle motivazioni della sentenza con cui lo scorso luglio i giudici hanno sostanzialmente confermato le condanne per 11 persone, che hanno scelto il rito abbreviato, a cui erano contestati i reati di devastazione e resistenza. 

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«Un’aggressione avente tali caratteristiche per forza di cose, per la stessa natura, offende l’ordine pubblico, allarma la collettività nel suo insieme e per tali ragioni lede un interesse primario, di rilievo costituzionale», aggiungono i magistrati di piazzale Clodio nell’indagine condotta dal pm Gianfederica Dito. 

I giudici della prima sezione d’Appello confermarono, tra le altre, la condanna a sei anni di reclusione per Fabio Corradetti, figlio della compagna di Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova, e per Massimiliano Ursino, leader palermitano del movimento di estrema destra. Per Claudio Toia, appartenente al gruppo ultras juventino `Antichi valori´, la condanna scese da sette anni a 5 anni e quattro mesi. 

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L’intervento di Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova, fu «una sorta di chiamata alle armi la cui finalità è tuttavia ben chiara e non è quella di manifestare liberamente un legittimo dissenso, ma quella di costringere (se rivuole la sua sede) una forza sindacale di primario livello nazionale a mutare la propria politica sindacale, a far venire a Roma, di pomeriggio, di sabato, il suo segretario generale e a fargli proclamare lo sciopero generale». Per i giudici, «la recidiva contestata a Fabio Corradetti è ampiamente giustificata dall’importanza dei suoi precedenti anche in relazione alla sua giovane età (fra di essi anche uno per tentato omicidio del 2020)». 

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