Uccise e diede fuoco all'ex fidanzata: confermato l'ergastolo in appello

La corte d'assise d'appello di Palermo, presieduta da Angelo Pellino, ha confermato la condanna all'ergastolo per Pietro Morreale per aver ucciso Roberta Siragusa la notte tra il 23 e 24 gennaio del 2021.

Uccise e diede fuoco all'ex fidanzata: confermato l'ergastolo in appello
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27 Novembre 2023 - 18.41


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Una storia crudele e assurda: La corte d’assise d’appello di Palermo, presieduta da Angelo Pellino, ha confermato la condanna all’ergastolo per Pietro Morreale per aver ucciso Roberta Siragusa la notte tra il 23 e 24 gennaio del 2021.

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Il processo di appello si è aperto il 9 ottobre scorso. L’imputato era accusato di omicidio aggravato e occultamento di cadavere. La famiglia della vittima e il Comune di Caccamo si sono costituite parte civile nel processo con l’assistenza degli avvocati Giuseppe Canzone, Giovanni Castronovo, Simona La Verde e Sergio Burgio. Il sostituto procuratore generale Maria Teresa Maligno aveva chiesto la conferma dell’ergastolo. Pietro Morreale è difeso dall’avvocato Gaetano Giunta.

Alla lettura del dispositivo erano presenti tutti i parenti di Roberta: il padre la madre il fratello, la nonna zia e cugini e tanti amici. In primo grado, il diciannovenne di Caccamo era stato condannato anche al risarcimento del danno nei confronti della madre della vittima, Iana Brancato, per 225 mila euro; al padre Filippo Siragusa, per 229 mila e al fratello Dario, per 209 mila e alla nonna Maria Barone per 117 mila euro. Pietro Morreale dovrà risarcire anche il Comune di Caccamo con una provvisionale esecutiva di 15 mila euro.

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Cosa accadde nel 2021

 Il corpo di Roberta Siragusa fu ritrovato parzialmente carbonizzato la mattina del 24 gennaio 2021 lungo le pendici del Monte San Calogero. Gli inquirenti furono insospettiti dal fatto che vicino al cadavere non vi fossero tracce di incendio. Più avanti, infatti, si scoprirà che la ragazza era stata uccisa vicino al campo sportivo di Caccamo dove invece furono trovati i segni di un rogo e alcuni oggetti (come le chiavi di casa) appartenenti alla vittima. L’imputato sosteneva che la giovane si era data fuoco da sola. 

Il ruolo delle telecamere

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 Per ricostruire il delitto furono determinanti le telecamere di sorveglianza: una, infatti, ripreso la terribile scena in cui la diciassettenne bruciava, con a poca distanza l’auto ferma di Morreale, auto che quella notte fu immortalata anche da un altro impianto mentre per ben due volte avrebbe fatto avanti e indietro proprio lungo le pendici del Monte San Calogero.

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