Il terremoto avvertito nella zona di Napoli è un evento estremamente raro, che potrebbe essere legato alla parziale e locale riattivazione di faglie che interessano il basamento dell’edificio vulcanico. Lo spiega in una nota l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).
«Il Vesuvio è un vulcano attivo e, come tutti i vulcani attivi, ha la sua sismicità caratteristica, connessa con la normale evoluzione del vulcano in un periodo di quiescenza come quello attuale. La sismicità del Vesuvio è totalmente indipendente da quella in atto ai Campi Flegrei, che è legata ad una dinamica differente».
«Al Vesuvio attualmente si registrano centinaia di eventi sismici, generalmente di magnitudo molto bassa e non avvertiti dalla popolazione, a cui periodicamente si intercalano eventi di energia maggiore, come quello che si è verificato nel mese di marzo dello scorso anno, che ha raggiunto la magnitudo di 2.8. Eventi sismici come quello verificatosi nella serata dell’11 marzo 2024, sono molto più rari e rappresentano in genere casi isolati che, a differenza di quelli più comuni, possono verificarsi al di fuori dell’asse craterico e a profondità maggiori, probabilmente correlati alla parziale e locale riattivazione di faglie che interessano il basamento dell’edificio vulcanico».
«Ad oggi – conclude INGV – la rete multiparametrica di monitoraggio del Vesuvio dell’INGV Osservatorio Vesuviano non ha registrato anomalie riconducibili a variazioni nello stato dinamico del vulcano e pertanto il livello di allerta vigente è verde».