Nelle carceri italiane una carneficina silenziosa continua ad aggiornare il proprio agghiacciante bilancio, quello dei suicidi. Ne ha parlato Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, nell’ennesimo appello al governo.
«Un altro detenuto, il 32esimo dall’inizio dell’anno, si è con ogni probabilità suicidato ieri sera presso la Casa Circondariale di Como inalando il gas della bomboletta del fornello da campeggio che deteneva. L’uomo, palestinese, è lo stesso che nel settembre scorso fu protagonista dell’evasione dall’ospedale San Paolo di Milano in cui l’agente del Corpo di polizia penitenziaria che lo inseguiva cadde nel vuoto e rimase in coma per alcuni giorni. È stato rinvenuto esanime nella sua cella poco dopo le 21.00 e a nulla sono valsi i soccorsi. Già altre volte pare avesse tentato il suicidio».
«Tutto ciò è l’emblema dello stato drammatico delle carceri, che è peggiorato nell’ultimo periodo, ma che ha radici molto lontane e restituisce il risultato delle politiche inadeguate, miopi, incompetenti e non di rado propagandistiche dei governi, di qualunque composizione politica, che si sono succeduti almeno negli ultimi 25 anni. Abbandono dei reclusi con svilimento delle funzioni della pena detentiva che inducono fino al gesto estremo, trascuratezza organizzativa e per la Polizia penitenziaria costretta a operare con il 50 per cento di forza in meno in organico, insufficienza degli equipaggiamenti e insicurezza delle condizioni di lavoro».
«Nel mezzo, ancora il problema mai compiutamente affrontato del libero utilizzo dei fornelli da campeggio, i quali anche simbolicamente testimoniano il teatro emergenziale costituito dalle nostre prigioni. Nell’epoca delle transizioni digitale ed ecologica, come dell’intelligenza artificiale, nella stragrande maggioranza delle carceri sembra di essere all’età della pietra», spiega il Segretario della UILPA PP.
«Non bastano proclami e annunci, né ipotetici nuovi posti detentivi destinati a crescere in misura molto inferiore all’aumento dei detenuti, che già oggi superano di 14mila i posti disponibili. Serve subito un decreto carceri per affrontare l’emergenza, deflazionare la densità detentiva, rafforzare la Polizia penitenziaria ed efficientare il servizio sanitario. Parallelamente urgono riforme complessive per reingegnerizzare l’intero apparato d’esecuzione penale. Si sappia che nel frattempo, nostro malgrado, si dovranno continuare a contare i morti», conclude De Fazio.