Roccella sul rifiuto di votare la dichiarazione in favore delle comunità Lgbtiq+: "O si è maschi o si è femmine"

La ministra ha analizzato il tema relativo alla mancata firma da parte dell'Italia, insieme ad altri 8 Paesi Ue, della dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtiq+.

Roccella sul rifiuto di votare la dichiarazione in favore delle comunità Lgbtiq+: "O si è maschi o si è femmine"
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19 Maggio 2024 - 13.37


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Un governo reazionario che non ammette la libertà individuale di essere ciò che si vuole, come se uno che non vuole stare nelle categorie uomo o donna impedisse ad un uomo e a una dona che vogliono essere tali di poter esserlo.

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“No a forzature gender. Si è maschi o femmine e non è oscurantismo”. Lo ha affermato il ministro della Famiglia, Eugenia Roccella. “Noi siamo per la libertà, ma conserviamo il principio di genitorialità”, ha aggiunto.

“Libertà di essere chi si vuole è una forzatura ideologica”

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 In un’intervista a Il Messaggero, la ministra ha analizzato il tema relativo alla mancata firma da parte dell’Italia, insieme ad altri 8 Paesi Ue, della dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtiq+. “L’Italia un paese reazionario? No. E’ una posizione liberale. Abbiamo aderito alla dichiarazione contro la transfobia, la bifobia, l’omofobia”, ma “troviamo il documento molto sbilanciato verso il cosiddetto gender. Abbiamo un’idea molto chiara: chiunque può scegliere con chi avere rapporti amorosi e sessuali”. Ma la libertà di “essere chi si vuole”, sostenuta dal documento, “è una forzatura ideologica e una negazione della realtà dei fatti, perché la realtà del corpo e l’appartenenza sessuale non si può cambiare fino in fondo. E’ legittimo intervenire per adattare ai propri disagi e ai propri bisogni il proprio corpo, ma non si può fare di questo un canone”.

“Se togli maschi e femmine anche la genitorialità cambia”

 Il documento Ue, ha precisato la Roccella, “contiene due elementi che ci hanno spinto al disaccordo. Si parla di espressione di genere. Vuol dire come io comunico all’esterno il mio genere auto-percepito. Per esempio: i pronomi. Tu pretendi che gli altri ti considerino e ti chiamino solo secondo la tua volontà, che può anche cambiare nel tempo e magari più volte. Credo che debba valere ancora il cosiddetto binarismo sessuale: ci sono le femmine e ci sono i maschi. Intendiamo conservare l’antropologia in cui siamo sempre stati immersi e su cui si fonda la genitorialità e la continuità del gruppo umano, perché se togli maschi e femmine anche la genitorialità cambia e non ci si puo’ meravigliare se i figli non si fanno piu'”.

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“Si vuole cambiare il paradigma dell’umano”

 “Siamo a favore dell’inclusione di chi decide di cambiare sesso e siamo contro la transfobia – ha proseguito il ministro -. Ma qui si vuole cambiare il paradigma dell’umano. Si cerca di negare non solo la biologia ma di negare anche il corpo, che è basato sulla differenza sessuale tra uomini e donne. Il corpo non va considerato un oggetto che ci portiamo appresso. Una persona e’ il suo corpo. Quel che si vuole affermare, e non va bene, è che il sesso è quello percepito e che comunque esiste un ventaglio di possibilità che rientrano nella categoria del fluido. Nel documento Ue si parla di ‘caratteristiche sessuali’ per indicare l’intersessualità. Si vuole cioè affermare che non si tratta di disturbi, ma di varianti possibili”.

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