Detenuto si impicca a Regina Coeli, è il 39esimo nel 2024. La polizia penitenziaria: "Spirale di morte senza precedenti"

A Regina Coeli si è impiccato un detenuto pachistano di 31 anni, il sindacato Uilpa: "E' il 39esimo suicidio di un detenuto dall'inizio dell'anno, una spirale di morte senza precedenti che investe il carcere nel sostanziale disinteresse della politica".

Detenuto si impicca a Regina Coeli, è il 39esimo nel 2024. La polizia penitenziaria: "Spirale di morte senza precedenti"
Il carcere di Regina Coeli
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5 Giugno 2024 - 10.18


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A Roma, nel carcere di Regina Coeli, è avvenuto l’ennesimo suicidio di un detenuto, il 39esimo dall’inizio dell’anno. Questa volta si tratta di un 31enne di origini pachistane. Una strage silenziosa che avviene nell’indifferenza delle istituzioni. Gennarino de Fazio, segretario del sindacato Uilpa Polizia Penitenziaria, denuncia ancora la situazione emergenziale.

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«E’ il 39esimo suicidio di un detenuto dall’inizio dell’anno, una spirale di morte senza precedenti che investe il carcere nel sostanziale disinteresse della politica prevalente».

«Del resto il carcere capitolino di Regina Coeli, con circa 1.140 detenuti presenti a fronte di una capienza di 628 posti regolamentari e con poco più di 300 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria in servizio, quando ne servirebbero almeno il doppio, è l’emblema della disfunzionalità e della crisi del sistema carcerario italiano che, palesemente, invalida il percorso prioritario della giustizia penale- rileva il segretario del sindacato Gennarino De Fazio – Di tutto questo però la politica, almeno quella prevalente e della maggioranza di governo, al di là di qualche dichiarazione di facciata, non sembra interessarsi compiutamente, così il tema penitenziario non trova spazio neppure nella campagna elettorale, salvo che dietro le sbarre non finisca proprio un politico o il `forti´ di turno».

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«Sovraffollamento detentivo ormai giunto al 130%, penuria di organici della Polizia penitenziaria a cui mancano almeno 18mila unità e l’enorme problema dell’assistenza sanitaria e psichiatrica costituiscono un mix esplosivo. Perché, non va sottaciuto che, mentre nel Paese si dibatte, giustamente, delle vergognose liste d’attesa nella sanità, nelle carceri la situazione è ben peggiore».

«Se non si vuole rischiare di sfondare ogni record nella conta dei morti in carcere, di carcere e per carcere, il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il Governo Meloni prendano atto dell’emergenza senza precedenti e varino un decreto-legge per consentire il deflazionamento della densità detentiva, assunzioni straordinarie e accelerate nel Corpo di polizia penitenziaria rafforzandone la formazione e il potenziamento della sanità inframuraria. Parallelamente, lo stesso Governo e il Parlamento avviino riforme strutturali e riorganizzative. Non c’è più tempo»

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