Mai nessuno peggio di lui, sostengono i nemici. Come sempre questione di punti di vista. Un direttore generale che sgoverna, è l’accusa. Ma fa guadagnare la concorrenza, è la difesa. Gli ascolti precipitano; ma ingrassano gli altri. La pubblicità Sipra a picco; Publitalia ringrazia. Par condicio violata? Lui guarda Minzolini-Ferrara e vede torbido verso la Terza Rete. Strabismo ideologico. Che Masi domani possa lasciare la Rai somiglia più a una speranza che a un’attendibile previsione. Nuovo boss della Consap, società per l’esercizio dei servizi assicurativi pubblici, che gestisce un sacco di soldi. Oltre 700 mila annui per lui. Ma bastano a pagare la perdita della vetrina Rai? E a chi conviene? Lui, Lei o qualsiasi altro successore potrà darci la Liberazione Rai o sarà costretto a gestire la Salò della resa dei conti elettorali prossimi?
La Rai come Fukushima. Quanta contaminazione è sopportabile
Il problema per Masi e per la Rai è e resta dunque uno solo: la quota di «berlusconismo» sostenibile in una azienda pubblica. La quantità e la qualità della prevaricazione politica a fini terzi che può reggere una società che ha comunque compiti istituzionali pubblici. Detta più brutalmente, quante teste di cavolo puoi imporre ai suoi vertici senza bloccare o uccidere la stessa macchina aziendale che stai spremendo? In Rai, raccontano, si è ormai molti vicini al punto di non ritorno. Se non oltre. Con insoddisfazione di tutti, va aggiunto. A partire dallo stesso Berlusconi che i suoi bersagli televisivi continua a doverseli vedere in onda nonostante le goffe e improvvide intemerate di Masi. Anzi, più Masi parla o telefona in diretta, più l’antagonista politico-televisivo si rafforza. Detto alla Leghista, “Masi fora de ball”.
L’ultima uscita pubblica è nello stile. Segnare nella propria porta
La lettera di richiamo ad alcuni giornalisti perché non avrebbero rispettato le norme sulla par condicio. Chi sono? Ferrara? Minzolini? I grandi contenitori del mattino e del pomeriggio? No, naturalmente. La lettera è arrivata a Michele Santoro, a Lucia Annunziata e Giovanni Floris, esattamente quelli che tormentano i sonni del cavaliere, quelli che vorrebbe far sparire dal video.“Non ci faremo certo intimidire da questo signore”, lo liquida il segretario dell’Usigrai Carlo Verna, che non ci risulta essere un giacobino di temperamento. “Questo signore”, oltre al napoletanissimo pernacchio alla maniera del grande Eduardo, si becca una botta di «Piccolo molestatore, modesta imitazione del grande Silvio», dal parlamentare Giuseppe Giulietti che definisce la sua direzione Rai «deontologicamente oscena».
L’infinito elenco delle doglianze pubbliche e i suoi ripetuti silenzi
Per elencare i “capi di imputazione” a carico di Masi occorrerebbero diverse riunioni fiume del Consiglio di amministrazione, senza neppure la severità faziosa di un Nino Rizzo Nervo. Le videocassette a reti unificate imposte dal presidente del Consiglio, le sue (di Berlusconi) interferenze in diretta durante trasmissioni, gli insulti lanciati senza diritto di replica al Quirinale, alla Corte Costituzionale, al presidente della Camera. E poi Ferrara e Minzolini. Strabordante di parole pubbliche e senza replica il primo e incontrollabile nella gestione privata dei benefits aziendali il secondo. Un fronte estremamente delicato quest’ultimo, con rischi anche giudiziari per chi aveva il dovere di esercitare il controllo sull’utilizzo di fondi pubblici. I tempi lunghi di Corte dei Conti e procura di Roma sospendono il giudizio ma non cancellano.
Il problema è di quale Rai prossima futura stiamo parlando
Senza fare i verginelli che ignorano la pratica della lottizzazione e il vizio attualmente insuperabile dell’interferenza politica su informazione e programmi Rai, qual’è il modello che un Berlusconi sulle barricate giudiziarie può volere? Tradotto in modelli di giornalismo schierato, serve il minzolinismo d’assalto e di caricatura o vale la linea di partigianeria moderata dei giornali radio di Antonio Preziosi? Per la direzione del Tg2 lasciato vacante da Mario Orfeo è ancora possibile il riciclo dell’eterna candidata a tutto Susanna Petruni o esce un nome credibile? A chi potrà essere data tanta forza e autonomia in questa Rai in perenne campagna elettorale? Tornando all’ormai screditato Mauro Masi, chi se lo piglia per davvero? La Consap è cosa seria e dipende da Tremonti. Rospo da ingoiare per il superministro?re per il superministro?