Masi lascia la Rai: finalmente

L'ironia di Michele Santoro per salutare il direttore generale della Rai che lascia l'azienda, in procinto di diventare amministratore delegato della Consap

Masi lascia la Rai: finalmente
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29 Aprile 2011 - 18.53


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di Ennio Remondino

Il racconto più efficace è ancora una volta quello di Michele Santoro che i suoi conti li salda in pubblico. Giornalista di testa che sa raccontare le emozioni e la rabbia che vengono dalla pancia. Aprendo la puntata di ‘Annozero’ il conduttore ha detto: “Ho il piacere di comunicarvi che l’attuale direttore generale della Rai, Mauro Masi, lascerà la nostra azienda per assumere il ruolo di amministratore delegato di Consap, che è una azienda pubblica che si occupa della gestione di fondi garanzia e solidarietà. A questa azienda pubblica – ha aggiunto Santoro – noi vogliamo fare un forte, fortissimo, ancora più forte in bocca al lupo”. Più forte e chiaro di così si muore. Quasi un coro, a seguire i commenti anche ufficiali. Vediamoli.

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Non fidarsi è meglio. Masi lascerà ufficialmente il 4 maggio, primo Consiglio di amministrazione Rai programmato. Tempo ancora temono alcuni, per gli ultimi favori politici e nefandezze aziendali. Lo segnala allarmato il sindacato giornalisti Rai che invita il Dg uscente “a non firmare alcun atto, se non ordinario, fino alle dimissioni o all’eventuale rinuncia al nuovo incarico”. Fidarsi è bene ma, fa capire Carlo Verna, ma, data l’esperienza, non fidarsi è un meglio doveroso.

L’opposizione in Cda. “Oggi è una bella giornata per la Rai. La nomina di Mauro Masi ad altro incarico mette fine a una gestione negativa dal punto di vista manageriale e subalterna ai voleri della politica”. Van Straten. “Il metodo Masi è servito soltanto a paralizzare per mesi l’azienda”. Rizzo Nervo: “Adesso è necessario voltare pagina con una guida competente ed esperta, che abbia a cuore le sorti dell’azienda e sappia dire no all’invadenza della politica”.

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Partito Democratico. Paolo Gentiloni: “Si chiude una delle peggiori pagine della storia Rai: la gestione Masi ha pregiudicato l’autonomia dell’azienda sul piano industriale, editoriale e del pluralismo. Non mi illudo che questo governo intenda rilanciare il servizio pubblico, cominciando con la modifica delle regoledella legge Gasparri. Spero, però, che la prossima direzione generale si proponga un modesto obiettivo: ricominciare dalla Rai”.

Commissione di vigilanza. “Fine di un incubo”, spara Vincenzo Vita. “Ancora dobbiamo capire perchè è arrivato lì a suo tempo – spiega il senatore -. I danni prodotti sono molto pesanti, in particolare sulle politiche industriali. La Rai è stata messa in un angolo a causa di scelte davvero gravi. Per non dire dei tentativi reiterati e per fortuna non pienamente portati a termine di mettere il bavaglio a questa o quella trasmissione”.

Udc barricadiera. Roberto Rao, commissione di vigilanza elenca”le questioni che Masi lascia aperte, molte e delicate, dalla nomina del direttore del Tg2 alla svendita degli impianti di Raiway, dall’incertezza sul risanamento del bilancio alla drammatica situazione della lotta all’evasione del canone e della raccolta pubblicitaria”. Auspicio scontato: “Arrivare prima di tutto ad una nomina largamente condivisa del nuovo direttore generale”.

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Italia dei Valori. “Mai, nella storia dell’azienda, un direttore generale aveva tentato, come ha fatto Masi, di mortificare il servizio pubblico tentando di distruggere la professionalità dei giornalisti e le esigenze di economicità della gestione – afferma in una nota il portavoce Leoluca Orlando – Rimangono comunque inalterate le condizioni di crisi strutturale della Rai fortemente condizionata dal conflitto d’interessi del presidente del Consiglio”.

Cgil. Fulvio Fammoni. “La Rai è un’azienda in deperimento – afferma il sindacalista – in cui aumenta il deficit e calano gli abbonati. Serve un piano industriale di sviluppo, la non cessione di asset strategici, la valorizzazione del lavoro e non il ricorso a un abnorme precariato. Serve rilanciare il ruolo, la qualità e le caratteristiche di pluralismo e autonomia del servizio pubblico, insieme al suo ruolo di inchiesta e attenzione ai temi sociali e del lavoro”.

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