Con un’ultima intemerata uscita un premier ormai isolato a livello internazionale ed europeo, ha cercato di trascinare a fondo l’intero Paese pur di non ammettere le proprie macroscopiche responsabilità. Il Presidente del Consiglio ha infatti spiegato al mondo intero che l’euro è sotto attacco in quanto “come moneta non ha convinto nessuno, perché non è di un solo Paese ma di tanti che però non hanno un governo unitario né una banca di riferimento e delle garanzie”. La Banca, per la verità, ce l’hanno eccome, anche se al leader maximo del Pdl non piace perché sfugge al suo controllo e anzi gli ordina un giorno sì e l’altro pure, cosa deve fare mettendo così in piazza l’insipienza e la sbalorditiva impreparazione del capo del governo e dei suo accoliti. Ma soprattutto resta vero che l’Italia è stata, in questi mesi, l’anello debole del sistema economico e monetario continentale. E’ il nostro Paese ad essere, in primo luogo, sotto attacco.
I grandi speculatori sui mercati internazionali hanno adocchiato, come prede divoratrici, l’estremo punto di fragilità finanziaria in un’Italia senza rotta e senza equipaggio, disperatamente persa dietro i destini di un uomo ridicolo e pericoloso. Il populista straricco e potente resta a galla con un Parlamento sequestrato, in sua mano grazie al potere personale che esercita, e anzi fa andare a sbattere l’intera nazione pur di salvarsi la pelle, di farla franca in qualche processo, di non cadere, insomma, per un motivo o per l’altro, in disgrazia. “Non finirò come Craxi”, disse qualche tempo fa il Presidente del Consiglio, e sta provando ora a mantenere la parola, ma il prezzo lo paga l’intera collettività, compresi molti di quelli che lo hanno votato ingenuamente o con cinismo consapevole. Il ritratto del Paese è quello delle “Cinque terre” della Liguria che franano a valle causando morti e disperazione nel disinteresse della classe politica.
Il Paese è in pezzi, l’Italia è distrutta, anche i gloriosi resti archeologici di Pompei vanno in frantumi in un precipitare che non sembra conoscere fine. Ci è toccato sentire ancora una volta, nei giorni scorsi, i La Russa, i Frattini, i Bossi, i personaggi-fantoccio di questa amara commedia in cui si è trasformata la nostra vita nazionale. E intanto, roboante, la presidenza del Consiglio, annuncia che “il ponte sullo stretto si farà”. Non viene neanche più da ridere, tanta è l’angoscia per lo spettacolo di degrado istituzionale e sociale cui siamo sottoposti. Ma almeno un miracolo questo governo squalificato e irresponsabile, lo ha realizzato: è riuscito in un solo colpo a far rinascere la defunta unità sindacale; ci voleva quel capolavoro di lettera all’Unione europea per riuscirci.
Tuttavia il grottesco di quest’ultimo attacco all’euro deriva, infine, dal fatto che, senza la moneta unica, oggi l’Italia, abbandonata a sé stessa, sarebbe in viaggio verso il tracollo finale. E’ stata invece questa incerta e traballante Europa con pressioni crescenti, poi con minacce e infine con il disprezzo, a tenere in piedi il nostro Paese. Ci sarebbe motivo, per noi italiani, di rimettersi a lavorare al progetto di un unità politica nel vecchio continente.
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