Fischia in vento. I presidenti delle Camere Gianfranco Fini e Renato Schifani prendono carta e penna per dimostrare la volontà di dare un esempio «in sintonia con il rigore» imposta dalla crisi economica. Quindi il taglio degli stipendi ci sarà. E sollecitano il presidente dell’Istat, dottor Giovannini, a «concludere nel più breve tempo possibile i lavori della commissione» incaricata all’adeguamento delle indennità agli standard europei.
Infuria la bufera. Fini e Schifani non ci stanno, perché «non corrisponde pertanto al vero quanto ipotizzato da alcuni organi di informazione circa la presunta volontà del Parlamento di non assumere comportamenti in sintonia con il rigore che la grave crisi economica-finanziaria impone a tutti». E così mettono nero su bianco le volontà del Parlamento. Della sua maggioranza incerta, della sua minoranza arrabbiata, dei “responsabili” prossimi trombati?
Scarpe rotte. «Come dimostrano anche le recenti decisioni autonomamente assunte dagli Uffici di Presidenza di Senato e Camera sulla nuova disciplina dei cosiddetti vitalizi -scrivono i presidenti delle Camere- il Parlamento è pienamente consapevole dell’esigenza di dar vita ad atti esemplari e quindi anche di adeguare l’indennità dei propri membri agli standard europei, secondo quanto già votato in Aula nei mesi scorsi sia a Palazzo Madama che a Montecitorio».
Eppur bisogna dar. Da qui la sollecitazione al presidente dell’Istat a «concludere nel più breve tempo possibile i lavori dell’apposita commissione per poter immediatamente procedere alle conseguenti determinazioni attraverso i deliberati degli Uffici di Presidenza». Illustrissimo dottor Giovannini (Istat), gentilmente si dia una mossa. Da giornalisti a cui addebitare comode “falsità” noi già sappiamo. 26 telefonate (ora la GB è fuori) e i conti sono fatti.