Non sono un appassionato di scopone, preferisco il tressette, gioco più rapido, gioco di intesa con un compagno e più strategico. Una brava coppia di tressette porta a casa sempre i punti che in teoria le portano le carte che ha in mano, quelle ancora più brave qualche punto in più. Lo scopone è troppo lento e meditativo e quindi finisce per diventare noioso. Il gioco dello scopone ha anch’esso una sua strategia che è quella del pariglio e dello spariglio. Nel senso che il cartaio e il suo compagno devono seguire una regola fondamentale, se vogliono vincere la partita, devono cioè cercare di mantenere pari le carte dello stesso valore, in maniera da costringere la coppia avversaria a “calare” continuamente carte che vengono sistematicamente “alzate” dalla coppia che comanda.
Lo scopone è come la politica dove chi comanda fa il gioco del “pariglio” e cerca di tenerlo il più possibile perché soltanto così può mantenere il suo potere. Ovviamente in politica i cambiamenti (in un senso o nell’altro, in positivo o in negativo, non ha importanza qui si parla di cambiamenti) si hanno sempre quando qualcuno “spariglia” cioè rompe il gioco di chi comanda creando situazioni nuove, o semplicemente diverse. Sparigliò Garibaldi quando ruppe gli indugi e sbarcò a Marsala. Cercò di sparigliare l’anarchico Bresci quando uccise re Umberto ma ottenne soltanto l’effetto contrario perché il regicidio rafforzò la monarchia.
Sparigliò Giolitti quando concesse il suffragio universale maschile e aprì alle classi sociali povere fino ad allora escluse dal governo. Sparigliò Mussolini quando affossò il governo democratico liberale. Sparigliò Dino Grandi quando propose il suo famoso ordine del giorno al gran consiglio facendo cadere Mussolini. Sparigliò il popolo italiano quando al referendum istituzionale votò per la repubblica e fece cadere la monarchia e così via fino a Berlusconi che nella crisi della prima repubblica inventa un partito nuovo e vince le elezioni, al quale risponde Prodi che inventa l’Ulivo e batte Berlusconi; fino a Veltroni che inventa il partito democratico a cui risponde Berlusconi con il partito della libertà, riportando tutto a una situazione di pariglio.
A forza di sparigli e parigli siamo arrivati alla situazione attuale nella quale i partiti si sono fatti da parte, dopo aver provocato la crisi economica e sociale, incapaci di fare il “lavoro sporco”. Lo spariglio lo stanno facendo Monti e il suo governo tecnico che chiede con grande disinvoltura e naturalezza riforme, come quella del lavoro che nessuno aveva mai avuto il coraggio di fare.
Ora chi avrà il coraggio di sparigliare? Perché dopo Monti sarà difficile pensare ad un ritorno agli equilibri precedenti, anche perché i partiti hanno perso tutti il loro appeal e gli uomini e i loro dirigenti hanno perso la faccia. La politica sta alla base della democrazia e quindi, se vogliamo salvare la democrazia, dobbiamo pensare a un modo nuovo di fare politica. Monti con i suoi 75 anni ha dimostrato di essere un uomo nuovo, ma avrà il coraggio di esserlo fino in fondo? Saprà Monti sparigliare ancora? E che cosa significherà sparigliare domani, alle prossime elezioni, dopo che due repubbliche saranno state consumate?
Forse vorrà dire tornare a una forma di democrazia diretta che prescinda dai partiti che oramai sono diventati soltanto gruppi di potere e non più collettori di consenso democratico di idee e di speranze. Spariglierà colui che si presenterà con un programma semplice ma sincero e farà appello direttamente all’elettorato rifuggendo da ogni alleanza elettorale. Se qualcuno (potrebbe essere lo stesso Monti) avrà il coraggio di fare questo riceverà il consenso e aprirà le porte alla terza Repubblica. Una Repubblica che assomigli più alla prima che alla seconda, che corrisponda di più allo spirito della Costituzione.
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