Se la politica dà uno spazio assai limitato alla partecipazione diretta e da protagoniste delle donne in politica e nelle competizioni elettorali, è proprio la componente delle donne del corpo elettorale quella che dà il maggior apporto alla partecipazione politica, sia per il Pd, sia per il Pdl e con un’unica eccezione: il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.
E’ quanto emerge dalle tre rilevazioni condotte dal Centro Italiani Studi elettorali (Cise), dall’aprile 2011, per analizzare l’orientamento delle preferenze elettorali degli intervistati, a seconda delle caratteristiche socio-demografiche. E proprio guardando al corpo elettorale attraverso la lente d’ingrandimento di genere, si scopre che le donne partecipano alla politica, eccome, anche a giochi fatti evidentemente ne sono espunte. I dati raccolti dall’Osservatorio politico, però, sono suscettibili di continue variazioni, anche perché la quota di elettori che dichiarano le proprie intenzioni di voto si è assottigliata nel corso delle rilevazioni, passando dal 58% della primavera 2011 al 43% dell’aprile di quest’anno. E, nel dettaglio, raccontano che nel Partito democratico, “il profilo di genere sembra accentuarsi” con il trascorrere del tempo: “nelle prime due rilevazioni la composizione per genere di chi dichiara di votare Pd non si discostava da quella della popolazione nel suo complesso”, mentre ad aprile 2012 “la differenza tra maschi e femmine saliva ad otto punti percentuali a favore della componente femminile”.
Analogamente, se “il Pdl è complessivamente calato nelle intenzioni di voto degli italiani”, questa crisi nel centrodestra “non ha comportato un riequilibro della presenza maschile nel suo elettorato, che seppur di poco, è scesa ancora fino a tre quarti di quella femminile”. I centristi dell’Udc, invece, a conferma della loro fisionomia politica, mantengono “nel corso del tempo una perfetta compresenza di entrambi i sessi”.
La vera sorpresa, invece, arriva dal M5S, la novità politica degli ultimi mesi. Una novità che convince quasi esclusivamente gli uomini se “di pari all’esplosione elettorale degli ultimi mesi, vede la componente maschile sopravanzare quella femminile: oggi su 100 elettori grillini, 68 sono uomini”. Un segnale interessante che, se l’analisi del Cise si ferma qui, deve comunque essere oggetto di una riflessione.
Difficile capire adesso se sono i temi e lo stile di Beppe Grillo a non piacere alle donne, o se sono i grillini stessi a non considerare tra le proprie priorità le tematiche di genere e le pari opportunità. O a farlo in maniera inopportuna. Almeno a leggere quanto Grillo scriveva sul suo blog nell’agosto del 2006, quando esplodeva l’ennesima emergenza-stupri, che trovava ampio spazio sui quotidiani complice il rallentamento estivo delle notizie: “Le religioni sono maschiliste, i governi sono maschilisti, le aziende sono maschiliste, la pubblicità è maschilista. Perchè il sesso maschile non dovrebbe essere maschilista? Persino le signore di una certa età sono palpeggiate in pubblico. Per risolvere il problema delle penetrazioni moleste va introdotta la segregazione razziale. Autobus, scuole, taxi, bar, ristoranti rosa. Un mondo rosa. Per donne e gestito da donne. Il burka per legge e il velo solo dopo gli ottant’anni. Odoranti nauseabondi per le più attraenti. L’automutilazione dei seni è un buon rimedio, se si vuole andare sul sicuro c’è l’espianto dell’organo. Misure che devono essere attuate però nel massimo riserbo. Senza manifestazioni di protesta per eventuali stupri per far valere i propri diritti. Senza cortei, petizioni, raccolte di firme. Esattamente come le donne fanno adesso. Forse, perché, in fondo in fondo, ci stanno”.
Chissà se da allora Grillo ha capito che le donne, “per fortuna di tutte”, ci stanno. Ma mai agli stupri e al silenzio cui troppo spesso sono costrette dal pensiero gretto di cui anni fa Grillo è stato un fulgido emblema.
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