Lo scandalo Lazio docet, il Pdl fa pulizia in Sicilia

Fuori dalle liste chi è rinviato a giudizio per mafia, voto di scambio, riciclaggio, peculato, concussione e corruzione.

Lo scandalo Lazio docet, il Pdl fa pulizia in Sicilia
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17 Settembre 2012 - 15.31


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Quel che è accaduto alla Regione Lazio ha spinto il Pdl a premere l’acceleratore nel processo di “pulizia”. La prima risposta concreta non a caso arriva dalla Sicilia del segretario Angelino Alfano, durissimo con i responsabili dello scandalo nel Lazio. Pulizia che arriva alla vigilia della delicata fase di composizione delle liste per le elezioni regionali di ottobre.

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In Sicilia, il Pdl ha predisposto norme di sbarramento che dovrebbero portare alle “liste pulite”. Tra queste, come hanno spiegato questa mattina i due parlamentari Simona Vicari e Dore Misuraca, c’è l’impossibilità di candidarsi per tutti quelli nei confronti dei quali è stato emesso il decreto che dispone il giudizio per mafia, voto di scambio, riciclaggio e per i reati contro la pubblica amministrazione come peculato, concussione, corruzione.

“Non potranno inoltre candidarsi – ha spiegato la Vicari ( recentemente nominata alla guida del Pdl siciliano da Alfano ) – tutte le persone che hanno avuto condanne di primo grado per mafia, finanziamenti illecito ai partiti, smaltimento illecito di rifiuti, usura, estorsione, truffa”. E’ inoltre prevista l’automatica sospensione dal gruppo parlamentare dell’eletto, il quale, nel corso della legislatura per coloro i quali sono o sono stati sottoposti a misura di prevenzione personale o patrimoniale.

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Stilato un codice etico con “specificazioni degli obblighi generali di diligenza, lealtà, onesta, trasparenza”. La sottoscrizione del codice è obbligatoria per il candidato a presidente della Regione, é discrezionale per i deputati. Tra le norme previste, l’impossibilità di ricevere regali o di fare nomine clientelari, la limitazione del conflitto di interessi, il cumulo dei mandati politici. Immediato il banco di prova.

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