La presidente – dimissionaria – della regione Lazio Renata Polverini deve tassativamente stabilire il giorno delle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale entro 5 giorni. E cioè alla scadenza del novantesimo giorno dallo scioglimento della giunta e del consiglio. Lo ha stabilito il Tar accogliendo il ricorso proposto dal Movimento per la Difesa del cittadino.
La sentenza precisa che se la presidente non fisserà il giorno delle elezioni, allora il Viminale dovrà nominare un commissario ad acta.
“Finisce una melina indecente e
incostituzionale”, ha detto Gianluigi Pellegrino, il legale che ha
assistito il Movimento difesa del cittadino.
“C’è voluto l’intervento del giudice per garantire i diritti
fondamentali dell’elettorato contro la protervia di una parte politica
che ancora una volta voleva piegare l’ordinamento alle sue particolari
esigenze – prosegue Pellegrino – Questa legislatura regionale finisce
come era iniziata. La coppia Berlusconi-Polverini aveva provato sin
dall’esclusione della lista di Roma, poi con il numero dei consiglieri
e poi con la pioggia di soldi ai grupppi consiliari, a piegare
l’ordinamento e le istituzioni ad un progeto politico che mostrava di
fare acqua. Ora giustizia è fatta”.
Polverini però ha deciso di fare ricorso al Consiglio di Stato: la destra, infatti, è convinta di avere la legge dalla propria parte, perché che le elezioni vadano effettuate dopo 3 mesi dallo scioglimento di un Consiglio è una cosa prevista dalle leggi nazionali, ma non dallo Statuto regionale.
“Credo che come Presidente della Regione debba far prevalere lo Statuto della Regione”, ha detto Renata Polverini, velenosissima: “Non più tardi di due anni fa, infatti, sia il Tar che il Consiglio di Stato avevano sostenuto che lo Statuto ha prevalenza sulla legge nazionale, quando dovevano assegnarmi tre consiglieri in più”.
Dunque, viene da osservare, nella mente del Presidente ha un senso dire che la legge nazionale prevale sullo Statuto, tanto che a suo tempo fece ricorso. Ma adesso sono più impellenti ragioni strettamente politiche: la destra nel Lazio è a pezzi, non sanno chi candidare, e più il tempo passa più sperano di seppellire nell’oblio lo scandalo Fiorito: “Resta ferma la mia volontà – ha in ogni caso puntualizzato Polverini – di essere disponibile qualora il governo voglia accorpare il voto con tutte le altre regioni, e di ridurre i consiglieri da 70 a 50”.
“Bene fa la Regione Lazio a ricorrere al
Consiglio di Stato: la presidente Polverini ha agito e sta agendo
con senso di responsabilità, in osservanza dei principi
costituzionali secondo cui le leggi nazionali non possono
derogare a quanto previsto dallo Statuto regionale”. Lo dice
Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera.
“La decisione del Tar è incomprensibile – aggiunge – e ribalta
una sentenza del 2010 quando sostenne esattamente il contrario
respingendo un analogo ricorso contro il decreto firmato allora
da Esterino Montino che fissava le elezioni cinque mesi dopo lo
scioglimento del Consiglio”.