«Negli ultimi anni, quando un esponente dei Radicali iniziava questa ormai vetusta forma di protesta, mi chiedevo sempre se ci sarebbe stato almeno uno che avesse il coraggio di andare fino in fondo e togliersi dalle palle. Certe forme di protesta o si fanno in maniera seria o alla fine stancano. Prendessero esempio da illustri casi di soluzioni estreme».
Queste parole, con relativa foto, le scrivevo nel 2010 a proposito di uno sciopero della sete di Emma Bonino, non ricordo nemmeno per cosa. Ora abbiamo Pannella che imperversa e impazza con il suo estremo tentativo di portare alla ribalta un tema, da noi ampiamente trattato, negletto nelle stanze di chi decide. E, quando ci entra -nelle stanze-, viene subito buttato fuori. Ma la nobiltà dell’argomento, il preoccuparsi degli ultimi tra gli ultimi, cozza, si infrange, almeno per me, sugli scogli del ricatto morale messo in atto da Marco Pannella.
Sintetizzando al massimo il pensiero dell’esponente storico dei Radicali, Pannella vuole che qualche personaggio famoso, ha anche fatto i nomi, accetti di entrare in una lista radicale che si dovrebbe chiamare “Amnistia e giustizia”. “Bevo se Saviano e Vasco Rossi si candidano”.
Il mio primo pensiero è stato: allora crepa. Ma dato che non sono cattivo, in fondo, ci ho riflettuto e sono giunto alla conclusione che Pannella vuole uscire con un coups de théâtre dalla vita politica e, forse, dalla vita stessa. Affari suoi ma non si dovrebbe permettere di chiamare in causa altri. Mettiamo che Pannella muoia dopo che Saviano gli ha già detto di no, di Vasco non so, come si sentirà il giornalista-scrittore? Avrà sensi di colpa per l’alzata d’ingegno di un vecchio “pazzo”? Trovo la pretesa di Pannella un ricatto odioso e controproducente.
Mi infastidisce anche un po’, direi molto, questo inchinarsi al radicalismo del principe radicale, questi appelli alla desistenza dal proposito di continuare lo sciopero della fame e della sete, da parte di alte cariche dello Stato, della politica e della cultura. Come al solito due pesi e due misure. Se fosse un operaio che lotta per il suo posto di lavoro se lo inculerebbe nessuno?
Una annotazione specificatamente politica. Ammesso che avessero accettato di candidarsi e fossero anche eletti come si dovrebbero comportare in Parlamento per le questioni non riguardanti i carcerati e le politiche penitenziarie? O i Radicali se eletti si occuperebbero solo di questo argomento? Ovvero, dovrebbero accettare in toto la loro politica o dopo l’esaurimento con l’approvazione dell’indulto, dell’amnistia e/o quello che volete voi, si dovrebbero dimettere per far posto a due non eletti ligi alle direttive del partito?
No, Pannella, siamo alle solite, demagogia di alto livello come spesso vi capita di fare. Pur riconoscendo la giustezza e la validità di molte vostre iniziative, non posso che essere contrario al metodo. Come già detto, meglio un uomo vivo che un eroe morto.