Prima un lungo elenco di cose fatte dal suo governo e di riforme frenate dalla strana maggioranza che lo ha sostenuto. I riferimenti politici e personali, elegantemente espressi si sprecano. “L’emergenza è stata superata. Dopo un anno i cittadini italiani possono andare in Europa a testa alta”. Parte così, con orgoglio, Mario Monti nella conferenza stampa dopo settimane di ipotesi sul suo futuro politico. Parla per oltre un’ora dell’inizio della crisi, ma il passaggio più atteso del suo discorso arriva nel finale: “Non mi schiero con nessuno ma la mia agenda è chiara ed è aperta a tutti per coalizioni ampie. Alle forze che manifesteranno adesione convinta e credibile all’agenda Monti, sono pronto a dare il mio apprezzamento, incoraggiamento e, se richiesto, anche la guida, e sono pronto ad assumere un giorno, se le circostanze lo volessero, responsabilità che mi venissero affidate dal Parlamento”.
Uno dei passaggi iniziali del discorso è stato il ringraziamento a Napolitano per i “tanti consigli”. Poi parole nette rivolte direttamente a Berlusconi: “Provo gratitudine e sbigottimento verso di lui. Ci conosciamo dal 1994 quando mi indicò in Europa. Ma talora faccio fatica a seguire la linearità del suo pensiero…”. Infine una precisazione al veleno: “Sono stato invitato al Ppe solo grazie a Martens”. Una smentita netta rispetto alla ricostruzione del Cavaliere che si era presentato come regista dell’operazione. Elegante ma politicamente duro il professor Monti. “Immagino che presto altre conferenze stampa saranno inondate da grafici con una visione gelidamente simultanea di fenomeni economici che daranno la percezione dei fallimenti, peraltro dichiarati, del governo rispetto a 12 mesi fa e vi sarà anche detto che se oggi lo spread è metà del 9 novembre ciò è dovuto solo alle scelte della Bce, dimenticando alcune cose”.
Agenza Monti con le cose che restano da fare. Lotta alla corruzione e al conflitto di interessi. Dall’economia alla giustizia. Altro regalo del premier al Pdl. Monti si lamenta per le pressioni che hanno indebolito il testo della legge sulla corruzione. “Penso sia meglio fare leggi ad nationem che leggi ad personam”, dice. E poi un programma di riforme che sicuramente non sarà gradito al Pdl: “Quello che sarebbe necessario all’Italia in tema di regole è un rafforzamento della disciplina del falso in bilancio, un ampliamento della disciplina del voto di scambio, e poi rivedere le norme sulla “prescrizione”, ed infine “una più robusta disciplina del conflitto di interessi”. Poi, oltre le sue parole formalmente prudenti, le domande di giornalisti (ancora in corso) che lo costringono a svelare qualcosa in più sul suo futuro politico. Orientamento che, risposta dopo risposta, fa intuire una sua disponibilità verso un centro sinistra moderato che abbia come riferimento Bersani ma come difficoltà l’alleanza con Vendola.
Domande e risposte tutte ancora da pesare con attenzione.