Nel Pd hanno iniziato seriamente a fare i conti per le elezioni e cresce la preoccupazione per i risultati in alcune regioni chiave che potrebbero impedire al centrosinistra di avere la maggioranza al Senato. Il caso della Lombardia è il più emblematico. Così oggi Massimo D’alema, ai microfoni di RTL 102.5, è tornato sulla questione, criticando duramente Ingroia per aver rifiutato l’invito a non presentare la sua lista in quella Regione.
Ecco le parole del presidente del Copasir: «È una cosa del tutto ragionevole: in Lombardia si decide l’equilibrio politico del Paese e se Berlusconi arriva primo prende 27 senatori, anche con un voto in più e chi arriva secondo ne prende 12 e questa è la follia della legge elettorale. Alla lista Ingroia, che non ha nessuna possibilità di superare l’8% in Lombardia, la soglia per avere un senatore (i sondaggi li danno al 4%) abbiamo chiesto di non presentare una lista inutile, ma di indicarci piuttosto una
personalità da mettere nella nostra lista per evitare che Berlusconi vinca le elezioni. Non c’è nulla di cui vergognarsi, è totalmente ragionevole, ciò che è vergognoso è l’aver detto di no e di volersi presentare per vincere le elezioni. Questo modo di ragionare è la quintessenza dell’estremismo».
Secondo D’Alema poi la lista di Ingroia «è un guazzabuglio di tutti i partitini estremisti che abbiamo conosciuto nel corso di questi anni e che hanno creato tanti danni alla sinistra», «una comitiva di persone che prese singolarmente sono anche amabili, ma tutte insieme incapaci di offrire una prospettiva al Paese».
Anche il voler fare la morale agli altri da parte di Ingroia, per D’Alema, è «qualcosa che appartiene alla peggiore tradizione». «Noi – aggiunge – cerchiamo di evitare che vinca la destra che consideriamo negativa e pericolosa per il Paese, non stiamo a fare la morale a nessuno. Sennò uno potrebbe dire ad Ingroia che si è fatto dare un incarico importante dalle Nazioni Unite e il giorno dopo invece di fare ciò per cui era stato incaricato è tornato indietro e si è candidato alle elezioni. È una libera scelta che certamente non è una scelta così coerente, noi siamo qui per fare politica non per fare la morale
agli altri».
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