Bersani insiste sulla sua “Italia Giusta”, mettendo in fila il suo programma, sia sul piano economico che dei diritti civili. E a proposito di quest’ultimo capitolo, che sta molto a cuore agli elettori di centrosinistra, oggi Bersani in una intervista a Radio Anch’io è tornato a ripetere che la legge sulla fecondazione assistita “verrà cambiata” e che per le unioni civili “si seguirà il modello tedesco”.
“Non faremo la fine del governo Prodi, capisco il timore per l’antica ammaccatura ma oggi l’orizzonte è totalmente diverso: lì eravamo 12 partiti. Oggi con Sel c’è un patto forte basato sul programma”, ha ribadito Bersani. E’ chiaro però che il “piede in due staffe” del Pd è la vera debolezza di un partito che per il resto piace e convince gli italiani di sinistra e moderati. Perché da una parte Vendola rivendica ogni giorno la diversità da Monti. Dall’altra, sia da Bersani che da altri leader del Pd – ultima Rosi Bindi che ha parlato di “intesa con il centro” – non escono parole di distanza, tutt’altro. Bersani continua a dire quello che ha ripetuto in tutti questi mesi: e cioè che per il Pd, in questa fase, la questione è mandare via Berlusconi: “Dialogo con chiunque si alternativo al Pdl e alla Lega – ha detto oggi Bersani – anche se le scintille me le tengo tutte, e con Monti ci sono. Mi ricordo perfettamente certe frasi sul Pd e la nascita nel ’21 che non mi sono piaciute per nulla. Mi è sembrato un Berlusconi col loden”, ha detto ridendo.
Eppure lo spettro della “grande coalizione” con Scelta Civica è una possibilità che tutti sanno essere molto probabile. E non c’è nulla da fare: per certa sinistra – che pure riverserebbe i suoi voti sul Sel, e dunque sul Pd – il problema non è Berlusconi, bensì Monti. Come d’altro canto per alcuni elettori moderati, che pure voterebbero più volentieri Pd che non Scelta civica, che si porta dietro pure Fini e Casini, Sel rappresenta una promessa di instabilità. E per questo aliena simpatie al Pd.
L’ennesimo quadro frammentato del centrosinistra giova come sempre a Berlusconi. E hanno fatto paura le parole twittate ieri dal Pdl: “Siamo in zona sorpasso”, diceva il messaggio del partito di Berlusconi, e lui stesso ha spiegato che “secondo i nostri sondaggi”, Pd e Pdl sarebbero ormai pari.
Imbrogli, suggestioni. D’accordo. Ma troppe persone ricordano la mesta festa in piazza Santi Apostoli nel 2006, con Piero Fassino sull’orlo delle lacrime e Romano Prodi col sorriso tirato, quando si capì che le elezioni erano state vinte, ma male. Con tutto ciò che ne conseguì.
Bersani mostra sicurezza: “Ci hanno raggiunto? Sì, col binocolo”, assicura. Ma c’è chi è pronto a giurare che Berlusconi ha degli ottimi sondaggisti. E che comunque sa usarli prima del voto molto bene.
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