Un bagno di folla. Tanto che qualcuno si è azzardato a dire – con poca scaramanzia – che il 25 febbraio sarà un nuovo 25 aprile. Si vedrà. Ma all’insegna dello slogan «Votare uniti», a Piazza del Duomo a Milano è salito a sospresa sul palco l’ex premier Romano Prodi. Alla kermesse del centro-sinistra per sostenere la candidatura di Umberto Ambrosoli il Professore ha parlato dopo quattro anni di assenza dai comizi. «Sono di nuovo salito su un palco perché oggi vale la pena. Sono venuto qui per ribadire l’importanza della sfida per l’Italia e per la Lombardia e per farvi l’invito a votare uniti. E poi torno al mio lavoro».
La Lombardia regione in bilico. E chissà che non scatti un effetto Pisapia… Prodi ha poi esorcizzato gli spettri del passato, quelli di una coalizione frammentata e litigiosa come quella che aveva portato alla caduta del suo secondo governo: «Questa squadra a differenza del passato resterà unita, perché ha imparato la lezione, e perché è fatta di uomini diversi». E l’unione, Prodi la sintetizza azzardando una previsione: «Bersani ci guiderà fra una settimana alla vittoria, Matteo Renzi sarà una grande risorsa per il futuro».
Prodi non ha rinunciato all’ironia. Riferendosi a Bersani ha detto che quando il segretario del Pd parla non sempre tutti lo capiscono: «I miei amici africani – ha raccontato – mi chiedono perchè ce l’abbia tanto con i giaguari da smacchiare. Io me la cavo rispondendo che ce l’ha anche con i tacchini». A Bersani ha riconosciuto di aver fatto «bene ad essere serio in questa campagna elettorale» e lo ha invitato ad essere «duro con quei servitori dello Stato che sono diventati servitori di se stessi». Un invito a un futuro premier che ha riguardato anche i rapporti con l’Europa che non deve essere «quella del bilancio europeo che frena la crescita»