I papabili. «Ricordiamo innanzitutto i principali candidati che si sfidano per conquistare la maggioranza degli elettori (nell’affascinante cornice della Cappella Sistina):
1) Il bonario cardinale di Piacenza, esponente di spicco del fronte progressista, forte dell’alleanza con l’ingioiellato arcivescovo di Bari;
2) Il vulcanico cardinale di Monza e Brianza, leader indiscusso dell’ala conservatrice, alleato con il nordista arcivescovo di Varese, ma anche con altri porporati che, pur dal minore peso specifico, potrebbero risultare determinanti per la fumata bianca;
3) Il sobrio cardinale di Milano, decano uscente del collegio cardinalizio e già nunzio apostolico a Bruxelles, appoggiato dal bell’arcivescovo di Bologna e dal segaligno parigrado di Montecarlo;
4) L’irruente camerlengo di Genova, noto per la sua esuberanza e per lo stemma cardinalizio su cui brillano, cucite, cinque stelle;
5) L’imperturbabile grand’inquisitore del Sant’Uffizio di Palermo, che solo di recente ha smesso la toga già appartenuta al celebre Tomás de Torquemada per scendere nell’agone del Conclave;
6) L’estroso ecclesiarca di Mirafiori, le cui chances di vittoria sembrano davvero ridotte al lumicino, ma che non rinuncia a presentarsi al cospetto dei cardinali-elettori con vesti appariscenti e paramenti dai colori accesi».
Voci dal Conclave. «Si riferiscono al consesso nazionale, che – ricordiamo – serve a determinare chi entrerà nella Camera papale (i venti conclavi regionali, invece, fissano gli equilibri nell’incertissima corsa per il Senato pontificio, riservata ai prelati più anziani)».
«Secondo i conteggi del vaticanista Pio Polo, nel Conclave camerale la situazione sarebbe assolutamente stabile rispetto alle rilevazioni di dieci giorni or sono: circa 5 cardinali di distacco tra i sostenitori del cardinale di Piacenza e quelli del cardinale di Monza e Brianza, con il sobrio porporato bocconiano e l’esuberante camerlengo pentastellato di Genova appaiati a quota 13. Proprio sul limite della soglia dei 4 cardinali, sbarramento che è indispensabile superare per accedere alla Camera papale, starebbe invece il barbuto grand’inquisitore del Sant’Uffizio di Palermo, che siede nella parte sinistra della Cappella Sistina. Non abbiamo avuto notizia invece di numeri sul fantasioso ecclesiarca di Mirafiori, che del resto tradizionalmente il simpatico Pio Polo non include nelle proprie misurazioni».
Patriarcato di Venezia decisivo. «In giorni concitati per il futuro della Chiesa, siamo in grado di mettervi a parte di nuove indiscrezioni filtrate dalle segrete stanze vaticane, e che si riferiscono, ancora una volta, al prestigioso Patriarcato di Venezia. La contesa per la conquista di San Marco è aspra e potrebbe rivelarsi determinante per gli equilibri nell’incertissimo Senato pontificio, che – segnaliamo ai lettori – verrà eletto sulla base di venti diversi conclavi regionali».
«Stando a quanto abbiamo potuto appurare, i numeri in mano all’abbronzatissimo Ridge dei vaticanisti ci parlano di una sfida quanto mai aperta: il cardinale di Monza e Brianza sarebbe ancora in testa, ma di appena 2 cardinali, sul parigrado di Piacenza, dato in ascesa nell’ultima settimana. Molto forte andrebbe invece il camerlengo pentastellato di Genova, che già in un’altra rilevazione era registrato oltre quota 20. In sofferenza, ferme intorno ai 12 porporati, ci segnalano invece le truppe del principale alleato del fronte conservatore, il nordista arcivescovo di Varese noto al grande pubblico per la perseveranza con cui si ostina a indossare, a dispetto delle consuetudini, uno zucchetto verde».
Lasciamo ai lettori di Globalist il facile divertimento di dare un nome laico ai “porporati” in corsa per l’ormai imminente “Conclave anticipato” di domenica prossima.
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