Bersani: ci vuole un governo di combattimento

Il segretario del Pd propone un governo di combattimento e di cambiamento che punti su 5 temi e si presenti in parlamento, senza diplomazie.

Bersani: ci vuole un governo di combattimento
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26 Febbraio 2013 - 17.50


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Un governo di combattimento e di cambiamento che punti su 5 temi e si presenti in parlamento, senza diplomazie: riforma istituzione, costi della politica, moralità, difesa dei più deboli, impegno per una nuova politica europea per il lavoro. Questo il discorso di Pierluigi Bersani che ha esordito con questa frase: siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto.

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Ecco passaggio per passaggio il discorso di Bersani.

La rimonta di Berlusconi? Beh, avevano il 38 e ora… comunque la destra c’è sempre stata in Italia. Contro il fisco, gli immigrati. Il problema è come gestire la crisi senza che sia la rovina ma un meccanismo di ripresa. E’ un tema ineludibile. E noi resteremo un punto di riferimento. Noi terremo la barra.

Berlusconi? Vedremo in parlamento. Ribaltiamo lo schema. Ora si discute cosa fare per questo paese e non tollera balletti di diplomazia politica. Si riposi.

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Il Movimento 5 stelle è il primo partito alla Camera e quindi ognuno si prenda le sue responsabilità.

Noi abbiamo parlato di moralità, ma non dimentichiamo il tema sociale, C’è una condizione di disagio e di sfiducia.

Non mi si dica usciamo fuori dall’Euro. Uscire dall’Europa sarebbe una catastrofe. Se vogliamo parlare di cambiare meccanismi europei allora sì. Chi viene in Parlamento si prende le sue responsabilità.

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Ci vuole un governo di combattimento e un governo di cambiamento. Questa politica europea non va bene. Porta a reazioni che non sono controllabili.

La mia campagna elettorale? Ho letto anche io tonnellate di “senno di poi”. Può essere che dopo il disagio è più forte un messaggio di semplificazione sia arrivato. Ma io penso al giorno dopo. Molte cose dette in campagna elettorale non sono le soluzioni. Ma non me la sono sentita di coltivare inganni.

Non abbandono la nave. Ci posso stare da capitano o da mozzo ma non abbandono la nave.

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Mi rivolgo in parlamento sui nostri temi. Vedremo chi può rispondere positivamente. Io non parlo più per enigmi. Non so del Pdl o del movimento 5stelle. 5 stelle hanno sempre detto tutti a casa. Ora ci sono anche loro e devono dire che vogliono fare per l’Italia e per i loro figli.

Non ci sfuggono i rischi per il nostro paese. Ma la nostra responsabilità significa cambiamento. Noi abbiamo delle proposte e subito dopo ognuno in parlamento valuterà e si prenderà le sue responsabilità.

Noi ci prenderemo le nostre responsabilità, vogliamo essere portatori efficaci di una proposta di cambiamento. Come e più di quello che abbiamo promesso in campagna elettorale. Non predisporremo diplomazia con questo o con quello. La nostra intenzione è proporre un programma essenziale da rivolgere al parlamento: riforma istituzione, costi della politica, moralità, difesa dei più deboli, impegno per una nuova politica europea per il lavoro.

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Siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto. Siamo delusi

C’è la crisi e ci sono stati tentativi di fuga. O una ricetta di sola austerità.

C’è stato il rifiuto della politica per come si è presentata. E’ apparsa moralmente non credibile. Non si può dire che il Pd non l’avesse visto.

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Devo prendere atto che il problema ha superato le nostre ricette. Ma umilmente vogliamo essere utili al nostro paese. Siamo maggioritari in numeri e seggi alla Camera e al Senato.

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