Caro Pd, meno apparato, più giovani e idee di svolta

Il Pd è un’isola, combatte le sue battaglie al suo interno, consuma energie per costruirsi una correntina. [Claudia Sarritzu]

Caro Pd, meno apparato, più giovani e idee di svolta
Preroll AMP

Desk Modifica articolo

26 Febbraio 2013 - 15.42


ATF AMP
di Claudia Sarritzu

Top Right AMP

Il Pd è un’isola, combatte le sue battaglie al suo interno, consuma energie per costruirsi una correntina, impegna tutte le sue forze per distruggere il suo collega di partito “avversario” ma si dimentica che i “cattivi” da combattere, gli antagonisti della sua storia fatta di sconfitte, sono fuori.

L’apparato del Pd ha perso, lo stesso apparato che attaccava Matteo Renzi che canzonava i suoi sostenitori, che con supponenza pensava che vincere le primarie significasse vincere le elezioni. Lo stesso apparato che usa i suoi giovani per la campagna elettorale, carne da mandare sui pullman, da spendere per le iniziative, ma poi a Ballarò, a Piazza Pulita, da Vespa, ci manda la Bindi, Grasso, Marino, Finocchiaro, persone per bene e capaci, ma che si sa, purtroppo per loro, non hanno appeal. Gente che non trasmette speranza, che non comunica grinta. Gente che piace solo ad “alcuni” ai tesserati, ma che non capterà mai e poi mai il voto di un esterno. E ora , forse lo capiranno: per vincere bisogna che anche qualcuno degli altri voti centro sinistra, se no si continua a perdere “bene” ma a perdere.

Dynamic 1 AMP

Vincere è un lavoro di testa, non solo di cuore, vincere in certi momenti è un dovere, donare stabilità al Paese significa essere responsabili, e per riuscire nell’intento bisogna spolverare i migliori esponenti che tieni ibernati nelle sedi dei partiti. Ci sarebbe voluta più Anna Ascani, (25 anni, grintosa, nel suo breve dibattito con altri ragazzi degli altri partiti, ha smontato ogni tentativo di rivergination del Pdl).

Bisognava andare nelle piazze non nei teatri, Berlinguer andava in mezzo alla gente, Berlinguer davanti a una contestazione fuori da un comizio, ci andava a parlare con quegli operai, non esordiva parlando di giaguari da smacchiare, e invece nel Sulcis Bersani e Vendola hanno detto che con i maleducati non ci parlano. Non sono maleducati, io li conosco bene, sono disperati, ma questi leader non vogliono immedesimarsi in quella disperazione, capire che senza stipendio si diventa arrabbiati a volte anche maleducati, ma è giusto così. Bisognava andare a chiedere scusa non a dire “Noi parliamo solo con chi non ci urla addosso”. Bersani caro forse avresti dovuto imparare a smacchiarti questo orgoglio ferito, avresti dovuto capire che per vincere in questo Paese non bisogna essere uno che promette “mai più condoni tombali”, “un po’ di moralità”, e nessuna promessa. Questo è un Paese disperato che ha necessità di una visione del domani ed è disposto a credere a chiunque gli prometta qualcosa, perché senza la parola futuro non siamo più umani, siamo animali che sopravvivono.

Ora si aprirà una guerra, se voi apparato, che avete con la puzza sotto il naso scacciato la sola idea di rinnovamento che si era proposta dentro il partito, non vi farete un esame di coscienza, non vi accorgerete che in quelle primarie bisognava dare un segnale diverso al Paese, non al circolo di anziani di un piccolo villaggio.

Dynamic 1 AMP

Per vincere non c’era bisogno di inventarsi frottole ma di comunicare un’idea di svolta, di disegnare la bozza di un’Italia da costruire. Spero di non sentire più: “Abbiamo perso perché è colpa dell’elettorato”, basta con il dare degli stupidi agli altri, gli altri, quelli che non ti votano si incontrano nelle piazze, perché lì ci vanno tutti. Gli altri li si cerca di capire, e li si cerca di dare una speranza concreta.
Basta con questi leader che non sanno parlare: c’è chi usa le metafore, chi parla lento e distaccato come un disco rotto, c’è chi sfoggia termini incomprensibili e parla come se fosse uscito dai Promessi sposi, c’è chi dopo un disastro così parla alla stampa di vittoria. Ma se il Paese è ingovernabile si chiama incubo, non vittoria. Basta.
Il Pd ha davanti a se una sola strada se non vuole scendere al 5%: abbattere il vecchio sistema, mandare tutti in pensione, machiavellicamente ricompattarsi su Renzi che vi piaccia o no, andare alle urne parlando a quelli che non hanno mai votato centrosinistra e smettere di invidiare i ragazzi più bravi che vogliono portare freschezza.
Ora a parlare della sconfitta in tv, vedo che stanno mandando Boccia e De Micheli, un’altra cosa odiosa. No, adesso dovevate mandare Bindi e Finocchiaro a chiedere scusa.
Adesso non c’è più tempo per rimandare a domani un cambiamento che ci ha già travolti tutti. Il Movimento 5 stelle è già in Parlamento, e che lo voglia o no il Pd, rivoluzionerà tutto. A Berlusconi faccio un applauso, perché alla fine i suoi sondaggi hanno sempre ragione e perché riesce sempre a fare la parte di quello pulito, dell’antipolitica per eccellenza, come se questo Paese non l’avesse mai governato. Monti e Ingroia si sono rovinati la carriera, hanno perso, e hanno perso per colpa loro. Ora le scelte sbagliate del partito democratico le pagheremo tutti. E personalmente non sono fiduciosa in una loro presa di responsabilità. Voglio essere ottimista e sperare che non daranno la colpa agli elettori della disfatta, che accompagnino Bersani fuori dalla segreteria, come fecero con un Veltroni eroico che portò al 33% un partito azzoppato e che diano a Renzi, Civati e Serracchiani e così via, le sorti di un centro sinistra, se no, finito. Non si sbrana chi ti chiede spiegazioni, si “danno” spiegazioni.

Vince l’oscar come migliore attore non protagonista di questo dramma, Bersani, che ha “non vinto” con un terrificante 26%.

[GotoHome_Torna alla Home]

Dynamic 1 AMP
FloorAD AMP
Exit mobile version