Il Movimento 5 Stelle alla prova della fiducia

Una battuta di Grillo ("Bersani è un morto che parla") fa calare una cappa plumbea sugli entusiasti della convergenza Grillo-Pd. Tutti gli scenari. [Cinzia Gubbini]

Il Movimento 5 Stelle alla prova della fiducia
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27 Febbraio 2013 - 19.13


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di Cinzia Gubbini

Le ultime dichiarazioni di Grillo “Bersani è un morto che parla” stanno terremotando il quadro politico. Tutti si chiedono: ma che vuol dire? Allora Grillo non appoggerà il governo? Ammesso che voglia davvero dire qualcosa, e che non sia una boutade, è altrettanto vero che Bersani non ha mai scommesso al 100% che il Movimento 5 Stelle avrebbe votato la fiducia.

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Non li conoscono, non hanno idea di quali mosse vogliano fare. A dirla tutta, non lo sanno neanche i grillini, che ancora non hanno fatto del tutto i conti con la “macchina parlamentare”. Idealmente sono orientati a replicare il “modello Sicilia”, ma le Regioni, poiché eleggono direttamente il presidente della regione e quindi hanno già adottato un “modello presidenzialista” non devono ottenere la fiducia da parte del Consiglio regionale. Comunque, lo scorso novembre, in una intervista a Pubblico il portavoce del Movimento Cinque Stelle Giancarlo Cancelleri aveva detto – a un giornalista che glielo chiedeva – che nel caso avrebbe votato la fiducia alla giunta regionale “perché non dargliela a prescindere, facciamoli lavorare..”. Ora invece Grillo scrive sul suo blog, ricordando tutti gli “insulti” rivolti da Bersani al M5S in questi mesi, “non voteremo alcuna fiducia”.

In effetti votare la fiducia non è solo un modo per “dare fiducia”, in qualche modo impegna quella forza politica a condividere il programma con cui si presenta il governo. E se una cosa è sicura è che la linea del Movimento Cinque Stelle è: avere le mani libere. Come non capirli, d’altronde. Il Pd ha provato a sondare la disponibilità grillina a sporcarsi un po’ le mani, per esempio offrendo la presidenza della Camera, anche qui cominciando già da subito a seguire le orme del presidente siciliano Rosario Crocetta che con i quindici grillini ha instaurato un dialogo anche concedendo alcune posizioni istituzionali (la famosa presidenza della Commissione Ambiente a Cancelleri, ma non solo).

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E’ chiaro però che si potrà pure replicare il modello siciliano, ma fino a un certo punto. Questo è un debutto importantissimo per il Movimento Cinque Stelle, hanno l’onere di mostrare “un’altra faccia” della politica. Insomma, sono nati per questo. Non è che possono tout court votare la fiducia e beccarsi la presidenza della Camera (che, comunque, gli spetterebbe, anche se il Pdl non è d’accordo perché “la nostra è una legge elettorale orientata alle coalizioni, e noi siamo la seconda coalizione”). E allora?

Una possibilità è che il Movimento Cinque Stelle esca dall’aula quando si tratterà di votare la fiducia. Così avrebbero le “mani pulite” e potrebbero coronare il sogno di “votare legge per legge”. Perché una cosa è chiara: i grillini non hanno nessuna voglia di tornare subito alle urne. Anche perché se disgraziatamente gli capitasse di dover davvero governare, sanno benissimo che i problemi sarebbero enormi. Forse ingestibili per un movimento così giovane e i cui eletti sono “gagliardissimi” però impreparati sul fronte della macchina istituzionale.

Semplice? Per niente. Perché a quel punto si presenta un problema abbastanza insormontabile per il Pd. Su quale programma chiede la fiducia? Difficile che con un programma zeppo di istanze grilline (senza neanche arrivare a pensare al conflitto di interessi) si possa incassare la fiducia del Pdl. Sarebbe persino ingiusto chiederglielo. Potrebbe esserci Monti, che per la governabilità farebbe tutto – anche perché il suo destino prossimo è molto incerto. Ma al Senato non basta. Anche perché: ammesso che i grillini escano dall’aula, potrebbe decidere di farlo anche il Pdl. A quel punto mancherebbe addirittura il numero legale. Se invece il Movimento 5 Stelle rimane in aula e si astiene il voto viene contato come contrario. Ma aldilà dei tatticismi, il problema, tanto più in questo momento, è anche sui contenuti. Se Bersani si presenta con un programma minimo che abbraccia le istanze grilline, perché mai non dovrebbero votare la fiducia? Solo per una questione di principio? Anche la base di Grillo non capisce, e sul blog sono già numerosi i commenti del “partito” contrario alle urne e a favore del voto di fiducia per far partire la legislatura.

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