Il difficile compito di Bersani

Il segretario Pd è apparso un leader inadeguato, il partito sembra incapace di uscire dalle vecchie logiche e un'apertura a Berlusconi sarebbe suicida.

Il difficile compito di Bersani
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6 Marzo 2013 - 09.07


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di Nuccio Fava

Non è mai stato un grande leader. Peggio è apparso clamorosamente inadeguato la sera dei risultati elettorali negativi, non affrontando le telecamere e mandando in scena il vice segretario Letta, visibilmente stremato e improvvidamente teso ad invocare elezioni anticipate. Episodi minori forse, che non sono stati però superati da atti politici successivi di un qualche respiro.

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Tutto il Pd rischia di apparire invischiato in vecchie logiche, personalismi, risposte tattiche, tutti elementi che rappresentano proprio quello che i cittadini non sopportano più e che costituiscono causa non secondaria del successo dei grillini. Vedere Renzi aggredito da cinquanta telecamere e da stupide domande dopo l’incontro con Monti è la più perfetta conferma di come Grillo sappia cogliere il bersaglio, graditissimo all’opinione pubblica, nel rifiutare l’esposizione mediatica e gestirla solo a suo vantaggio. In questo modo il movimento 5stelle, mostra caratteristiche davvero alternative alla casta, fino allo sberleffo e al gesto dissacratorio. Potrà non piacere ma questo è frutto dei comportamenti dei professionisti della politica, dei costi e delle ruberie dei partiti, del mantenimento delle province, di tutto un sistema che ha finito per portare acqua al mulino di Grillo.

Non basta dunque l’aspetto bonario alla “peppone” di Bersani che è perdente e non appaga neppure i suoi. In questo senso e in queste condizioni risulterebbe micidiale qualunque apertura verso Berlusconi che, ancora una volta, da grande spregiudicato furbacchione, ha sfidato il Pd a garantire la governabilità. Proprio il Cavaliere che ha mandato a casa anzi tempo Monti, che ha riempito le case degli italiani di proposte demagogiche, di lettere anti Imu, di atti di vera corruzione e compravendita verso Scilipoti e Razzi dopo De Gregorio. Tutta legna di ottima qualità offerta gratis al caminetto dei grillini e con qualche costo elevatissimo per i cittadini italiani.

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Le responsabilità del partito democratico sono dunque davvero grandi. Senza però dimenticare ruolo e responsabilità proprie del capo dello Stato cui spetta guidare una crisi così difficile. Intendo dire che non sarebbe un peccato di lesa maestà se poi toccasse ad altri guidare il futuro governo. Non molti anni addietro il presidente Pertini incaricò l’onorevole Craxi – mai stato primo partito – di formare il governo e cosa analoga avvenne con Giovanni Spadolini, leader repubblicano con meno del 4%.

Anche Bersani e tutto il Pd dovrebbero ricordarlo e non porre intralci inutili che potrebbero danneggiare solo l’Italia.

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