La voce degli ultimi entra in Parlamento. Senza retorica. Perché a portarla è Laura Boldrini, eletta presidente della Camera dei deputati, che accanto agli ultimi ha passato buona parte della sua vita, con il suo impegno nella Fao, poi nel World food programe e infine, per più di vent’anni, come portavoce dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni unite. La sua elezione ha dato immediatamente il segnale di un cambiamento: una donna, alla prima legislatura e anche alla prima esperienza politica (con Sel) assume la terza carica dello stato con semplicità e orgoglio, ma consapevole delle difficoltà in cui si trova il paese.
Con un discorso chiaro e breve, dove tutte le parole erano soppesate, ha ricordato tutti coloro che più soffrono: gli esodati, i cassintegrati, i detenuti, le donne che subiscono le violenze spacciate per amore, i nostri cervelli in fuga, gli imprenditori che più soffrono la crisi, le vittime della mafia, i giovani senza nome annegati nel mar Mediterraneo. Tra i diritti ha ricordato quello della cittadinanza. Le necessità di combattere la povertà e non i poveri.
Laura Boldrini impegnandosi a fare della Camera la casa della buona politica ha ribadito il proprio rispetto per le istituzioni e in particolare per la costituzione che, ha detto, «è la più bella del mondo». Una carta costituzionale che ha recepito quei principi che «sono stati costruiti fuori da qui con la lotta al fascismo».
In un momento così difficile per il futuro del nostro paese, con l’incertezza sul governo, la nuova presidente della camera oltre che alla buona politica ha affidato la speranza al sogno di realizzare un’Europa sul disegno tracciato da Altiero Spinelli.
Riuscirà Laura Boldrini nel suo intento? Molto dipende da quanto sapranno rinnovarsi le nostre istituzioni, ma la sua elezione è già una cesura. Che ci fa sentire meno estranei al parlamento, alla politica. È come se avesse spezzato la ritualità di procedure che fino a quel momento si erano consumate secondo la tradizione. E noi che avevamo assistito alla prima giornata di votazioni che non segnavano nessuna novità nei risultati, mentre il chiacchiericcio di politici e giornalisti (anche loro succubi della ritualità del palazzo) faceva crollare ogni fiducia nella possibilità di cambiamento, abbiamo ritrovato la speranza. La stessa irruzione dei grillini seguiva un copione già scritto dal guru Casaleggio, senza nessun gesto di ribellione o originalità.
A rompere questa agonia, che sembrava caratterizzare la diciassettesima legislatura prima ancora di nascere, è stata l’elezione alla presidenza di Laura Boldrini, senza clamori ma con grande umanità. La stessa che ha dimostrato nel soccorrere il mondo a parte dei rifugiati.