Salvatore Settis al Quirinale. Perché sì

Un uomo di immensa cultura al Colle. Per non fermarsi qui, per rinnovare fino in fondo il senso civile e politico di questo Paese. [Fabio Luppino]

Salvatore Settis al Quirinale. Perché sì
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18 Marzo 2013 - 21.55


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di Fabio Luppino

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Questo Paese ha avuto molti maestri inascoltati, ma non può dire che non l’abbia avuti. Noi siamo cresciuti con l’ammirazione di un urbanista utopista, Antonio Cederna. Malgrado il cemento avesse invaso tutto, lui fino alla fine parlava del suo progetto principale: il parco dell’Appia Antica, creare intorno alla regina viarum un luogo senza auto, senza palazzi, senza soluzioni di continuità. Era impossibile già allora, primi anni novanta, ma Cederna ha tenacemente tenuto fede alla sua idea, fino al suo ultimo giorno. Lo andavamo ad intervistare solo per sentirlo parlare, per entrare nella Storia e nel civismo puro di questo nostro Paese.

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Ecco, il civismo. L’impegnarsi a difesa dell’Italia senza pensare a tornaconti: lo fanno moltissimi italiani ogni giorno. La destra si chiama fuori con i suoi principali rappresentanti. Berlusconi parlando del Quirinale ne parla come di un bottino. “Se la sinistra lo prende…”. Lo sapevamo già, ma lo sappiamo ancora più ora dopo le recenti scelte compiute, che la sinistra non ha nulla a che vedere con questa cultura politica. Ed è anche per questo che su Globalist ci permettiamo di candidare per la più alta carica dello Stato uno dei principali tutori delle bellezze del nostro Paese, Salvatore Settis. Ci aggiungiamo alla trasmissione di Radio2 Caterpillar che ha avanzato la candidatura il 6 marzo. Cultura, arte e paesaggio: siamo invidiati nel mondo per questo.

Al Quirinale serve un uomo libero, così come ha dimostrato di essere Giorgio Napolitano. Salvatore Settis lo è e lo ha testimoniato ogni qual volta è stato chiamato ad esprimersi sugli scempi e gli sfregi arrecati al nostro patrimonio. Storico dell’arte, ex rettore dell’Università normale di Pisa e del Getty Research di Los Angeles, presiede ora il consiglio scientifico del Louvre. Settis, Margherita Hack, Tullio De Mauro, Renzo Piano, Carlo Rubbia, Giorgio Armani sono i testimoni dell’incarnato profondo dell’Italia. Nel disastro morale e politico hanno tenuto in piedi nei loro campi il rispetto per le risorse infinite del nostro Paese.

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Chiudiamo con le parole di Settis, citate anche da Caterpillar. “Il paesaggio, l’ambiente, il patrimonio culturale, sono come il sole e come le stelle. Richiedono competenze tecniche, ma anche un’idea di Italia, un’idea declinata al futuro”.

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