Franceschini dice sì a Silvio: dialogo con il Pdl
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Franceschini dice sì a Silvio: dialogo con il Pdl

L'esponente Pd si smarca da Bersani: ci piaccia o no, gli italiani hanno stabilito che il capo della destra è ancora Berlusconi.

Franceschini dice sì a Silvio: dialogo con il Pdl
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6 Aprile 2013 - 12.41


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L’unico con il quale si può dialogare è Silvio Berlusconi. Dario Franceschini, del Pd, è categorico nell’analizzare la situazione politica e trae le sue conclusioni. ”Chiusa la possibilità di un rapporto con Grillo”, ”non resta che una strada: uscire dall’incomunicabilità. E abbandonare questo complesso di
superiorità, molto diffuso nel nostro schieramento, per cui
pretendiamo di sceglierci l’avversario. Ci piaccia o no, gli
italiani hanno stabilito che il capo della destra, una destra
che ha preso praticamente i nostri stessi voti, è ancora
Silvio Berlusconi. E’ con lui che bisogna dialogare”.

Dopo Rosy Bondi (che ha criticato e poi smentito), anche Franceschini critica l’operato del segretario del Pd.
”So che è altamente impopolare – spiega Franceschini, – so
che si rischia di scatenare le reazioni negative del proprio
stesso campo, ma voglio dirlo: se noi intendiamo mettere davanti
l’ interesse del Paese, dobbiamo toglierci di dosso questo
insopportabile complesso”, ”la sconfitta” di Berlusconi
”deve avvenire per vie politiche. Non per vie giudiziarie o
legislative”.

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Sulla possibilità di votare con il M5S l’ineleggibilità di
Berlusconi, Franceschini osserva che si tratta di ”un dibattito
molto approssimativo”, ribadisce poi che ”non si può
scambiare la nascita di un governo con la scelta di chi sta al
Quirinale per sette anni” così come il ”no” a un governo di
larghe intese, ”d’accordo con Bersani”.

Ciò che serve, spiega Franceschini, è ”un esecutivo di
transizione, che prenda le misure necessarie per dare
ossigeno all’economia mentre in Parlamento si fanno le riforme
istituzionali: Senato federale, con conseguente riduzione dei
parlamentari, e legge elettorale”. Al Quirinale serve ”una
persona con un’esperienza politica e parlamentare” ma da
Franceschini ”niente nomi”.

E sulla possibilità che il sindaco di Firenze Matteo Renzi fondi un altro partito afferma:
”Ognuno si morda la lingua e si metta in testa che il Partito
democratico deve restare unito e stringersi attorno a chiunque
vinca le primarie, quando ci saranno”.

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