Come premier spunta Renzi: piace a tutti

Alla fine dal fumo delle macerie spunta Matteo Renzi. Del Pd, fuori dai giochi dopo aver perso le primarie, molto benvisto dal Pdl. E il Pd potrebbe anche appoggiarlo.

Come premier spunta Renzi: piace a tutti
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23 Aprile 2013 - 13.07


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Altro che Fonzie dalla Maria De Filippi. Se si potesse fare un po’ di dietrologia si dovrebbe dire: tutto previsto. Amato dal Pdl forse più che dal Pd, Matteo Renzi da sconfitto delle primarie si trova oggi nella posizione di incarnare l’ultima possibilità del Pd per fare un governo con l’appoggio di Berlusconi.

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Diciamo che il sindaco di Firenze dopo le elezioni ha cominciato un lento e non sempre comprensibile percorso di interviste e azioni, di veti e offerte politiche che, transitando per il salotto buono di Mediaset, è arrivato al dunque. Napolitano vuole le larghe intese e manco per appoggiare un politico, vuole un governo politico e di lunga durata. Quindi, per evitare Amato o altri reperti del passato, dopo la vittoria della Serracchiani nel Friuli, qualcuno ha pensato che forse è giunto il momento di riporre i vecchi litigiosi dell’attuale quadro dirigente in soffitta. E di puntare su un giovane.

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La proposta è arrivata da un giovane turco, Matteo Orfini. Ed è dilagata. Più o meno convinti a denti stretti i piddini. Entusiasti i berluscones. Bondi applaude, la Meloni parla di un patto generazionale. Insomma, Napolitano ha buone speranze di vedere coronato il suo sogno: un patto tra il Pd dell’ex Bersani con il Pdl del sempreverde Berlusconi.

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Oggi il Pd si riunirà in fretta in una direzione che chissà che piega prenderà. Di certo, quella di Renzi è una buona via d’uscita per salvare la faccia con un personaggio spendibile e popolare e dover fare il patto con Silvio. Alla fine verrà consegnato il nome di Renzi? Vedremo.

Certo se la partita finisce con Bersani a casa, Prodi bruciato, Rodotà accantonato e partito democratico spostato sul sindaco di Firenze, qualcuno pensarà che utilissimo è stato l’incontro tra il vecchio e il nuovo, D’Alema e Renzi.

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Ecco le dichiarazioni di giornata.

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Andrea Orlando: “Per la presidenza del Consiglio si può pensare o a una personalità terza di garanzia e di grande profilo istituzionale, oppure si può pensare a un leader politico. E Matteo Renzi rientra senz’altro in questo ruolo”.

Piero Fassino: Renzi è “la persona migliore per guidare un esecutivo del presidente. Se dobbiamo assumerci delle responsabilità di governo allora bisogna farlo da posizioni di forza e non di debolezza e quindi è giusto che il Pd metta in campo l’uomo forte che rappresenta la capacità di novità”.

Roberto Speranza, capogruppo del Pd alla Camera: “Renzi, un nostro dirigente, un nostro sindaco, ha tutte le qualità. Ha partecipato alle primarie, è stato votato da un milione di italiani. Poi ci sono posizioni politiche diverse e il dibattito è aperto, ma rispetto a Renzi non è certo dal Pd che arriverà alcun ostracismo o alcun veto”.

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Sandro Bondi: “La mia opinione del tutto personale è che un incarico a Matteo Renzi per la formazione del nuovo governo sarebbe in linea con una domanda di cambiamento che sale dal Paese e alla quale il Pdl e il presidente Silvio Berlusconi sono pronti da tempo”.

Giorgia Meloni: pronta a un “patto generazionale” con Renzi, per dimostrare che “la nostra generazione” è meglio delle precedenti “nella capacità di dialogare, di trovare un terreno comune di soluzioni ai problemi su cui la gente si aspetta un impegno comune. Noi non abbiamo il problema che hanno avuto le passate generazioni che, se stavi dall’altra parte della barricata, dovevi essere un mostro”.

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Flavio Tosi: “Come sindaco mi piacerebbe che il Capo dello Stato considerasse l’ipotesi di affidare l’incarico a Renzi, considerando quanto oggi i sindaci rappresentino in termini di vicinanza ai cittadini e di rinnovamento”.

Debora Serracchiani. “Renzi premier? In questo momento è la persona che riesce a raccogliere maggiore consenso, fiducia e speranza, perché riesce a parlare oltre il recinto del Pd e probabilmente a rappresentare di più e meglio le istanze che vengono da un elettorato ormai mescolato, che non ha più un’ideologia radicata e che va a votare non più soltanto ‘in alto a sinistra’ ma semplicemente le persone”.

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